Nacra 17, come è fatto il catamarano olimpico che sa volare
Gli italiani Ruggero Tita e Caterina Banti sono i maestri dell'unica barca dei Giochi con due scafi. Un gioiello di tecnica, espressione del fenomeno della vela 'fun'. Ecco tutti i segreti
Vedere la Foglio di QI – che ha portato un oro al medagliere olimpico grazie alla performance di Marta Maggetti – è sicuramente rivoluzionaria rispetto ai windsurf sinora visti ai Giochi – il Nacra 17 va considerato come l'espressione 'a cinque cerchi' di un mondo in grande sviluppo come quello dei catamarani. Usciti dall'Coppa America ma grandi protagonisti delle corse oceaniche e dei tentativi di record con barche di grandi dimensioni e molto attivi – soprattutto in chiave non agonistica – sulle spiagge di tutto il mondo. Lungo 5,25 metri e largo 2,59, il Nacra 17 è la 'barca' – nel senso corretto del termine – più veloce e spettacolare delle regate olimpiche, capace di raggiungere 15 nodi senza problemi e spingersi alle soglie dei 30 (quasi 30 e 50 km/h, rispettivamente). Agile e spettacolare, ha raccolto l'eredità del Tornado che sconvolse la vela olimpica a metà degli Anni 70: ecco perché si deve parlare di evoluzione e non di rivoluzione. Tra l'altro, Ruggero Tita e Caterina Banti hanno raccolto l'eredità di un grande equipaggio del Tornado, quello dei bresciani Giorgio Zuccoli, purtroppo scomparso, e Angelo Glisoni, che vinsero il Mondiale 1991 ma non colsero una medaglia olimpica a Barcellona l'anno dopo.
LA FINE DEL TORNADO
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Come detto, il primo catamarano per le regate olimpiche è stato il Tornado, progettato nel 1967 da un team di velisti britannici: Rodney March, Terry Pierce, e Reg White. Erano i tempi delle mitiche classi a chiglia come Star e Soling quindi ci vollero nove anni prima che l'Iyru (la Federazione mondiale dell'epoca) si convincesse ad ammetterlo ai Giochi Olimpici. All'epoca fu una scossa elettrica: una barca lunga 6 metri e larga 3 (tantissimo rispetto ai monoscafi) che pesava solo 130 kg e montava una randa di 15,6 mq e un fiocco di 5,4 mq. Logico diventasse subito la F1 della vela, con prestazioni entusiasmanti: fino a 25 nodi nelle andature portanti e fino a 12 nodi di bolina, grazie al fatto che lo scafo sopravento si alzava con pochi nodi di vento. Tecnicamente, la novità più interessante fu l'albero regolabile e rotante, che non solo migliora notevolmente l'aerodinamica della randa, ma consente di regolare la flessione dell'antenna e la forma della vela per renderla piatta così da navigare forte anche controvento. La visione politico-tecnica della Federazione verso barche più semplici e meno costose mise in discussione il Tornado già verso la fine degli Anni 90 tanto che la classe decise di modificare il regolamento: venne adottato un piano velico con il bompresso per montare un gennaker da 25 mq (ispirandosi ai racer dell'America's Cup), oltre a incrementare la superficie delle vele esistenti con la randa che arriva a 16,6 mq e il fiocco a 5,33 mq. Da qui prestazioni ancora superiori. Per altre due edizioni, il Tornado Sport tenne botta ma poi venne tolto. Con la conseguenza che nell'edizione 2012 non gareggiò alcun catamarano olimpico.
EVOLUZIONE CONTINUA
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Il boom dei catamarani sportivi, soprattutto quelli 'fun' – piccoli e super manovrabili – ha invitato a un ripensamento da parte dei dirigenti mondiali della vela, pensando anche a una barca con equipaggio misto: sostanzialmente un uomo al timone e una donna a prua. Il concorso tra i prototipi lo vinse il Nacra 17, progettato nel 2011 dalla coppia statunitense Pete Melvin – Gino Morelli: l'anno dopo si decise la sua ammissione all'edizione 2016 in Brasile, in un ballottaggio all'ultimo voto con il Viper 16. I punti in comune con il Tornado Sport non sono pochi: l'albero rotante di 9 metri (ma costruito da Nacra Sailing in carbonio come i due scafi), la randa steccata e il fiocco steccato autovirante (per una superficie complessiva di 20,1 mq), il gennaker di 19 mq, il peso è di 141 kg. La particolarità rispetto alla precedente classe olimpica sono le derivate curve in grado di sollevare la barca fuori dall'acqua riducendo l'attrito in modo significativo e permettendole di alzare uno dei due scafi appena possibile. Non si può considerare un progetto finito: già per l'edizione 2020, le derivate sono diventate veri e propri foil, migliorando ovviamente le prestazioni: non a caso, i due velisti indossano caschetti. E per le regate di Marsiglia, i profili delle appendici sono state smussate per evitare rischi all'equipaggio in caso di ribaltamento (erano successi incidenti, anche gravi) ed è stato adottato un sistema di inclinazione del timone regolabile che consente all'equipaggio di cambiare assetto durante la regata, mentre in passato le regolazioni erano possibili solo tra una prova e l'altra. Esattamente come un'auto da corsa, il Nacra 17 è nato per andare sempre al massimo, anche con poco vento.
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