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Fine vita, nessuna apertura del Vaticano ma il vuoto legislativo può portare all’eutanasia


Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Vincenzo Paglia

La notizia (falsa) sarebbe che la Chiesa avrebbe cambiato il suo orientamento sulla fine vita aprendo a suicidio assistito ed eutanasia. In realtà, il Piccolo lessico della fine vita, glossario di 88 pagine edito dalla LEV a luglio e curato dalla Pontificia Accademia per la Vita (PAV) sulle tematiche ad alta densità etica relative al dibattito sulla fine vita,giovedì è stato consegnato da monsignore Vincenzo Pagliapresidente della PAV, a papa Francesco durante un'udienza nel Palazzo apostolico.

Lo stesso Paglia ha ribadito quali sono i contenuti del volume che, da un lato, fanno chiarezza sui termini della materia (spesso confusi o utilizzati in maniera errata) e dall'altro, ribadiscono la posizione della Chiesa nel dibattito in corso, ossia: difesa del diritto alla vita, soprattutto per i più deboli; una necessaria valutazione dei trattamenti non proporzionati; maggior cura dei malati; collaborazione tra Chiesa e politica sui temi del fine vita.

Nessun cambiamento di orientamento, dunque, ma un riepilogo di quelli che sono stati i termini del dibattito, a volte infuocato, negli ultimi anni attorno ad alcuni casi specifici sui quali non di rado si sono creati (e continuano a crearsi) polemiche talvolta irrispettose delle persone interessate e della situazione di sofferenza in cui vivono.

Cosa dice in sostanza il testo della PAV? Anzitutto ripropone un rifiuto netto dell'eutanasia e dell'accanimento terapeutico, rilancia le cure palliative («non sono la medicina della rassegnazione») e le «Disposizioni anticipate di trattamento» (DAT), per le quali si offre anche un modulo fac-simile. Si sottolinea poi la bontà e la liceità della donazione degli organi e sulla terapia del dolore il vademecum avverte che «è smentita una visione che celebra il dolore come strumento di redenzione, visione talvolta erroneamente sostenuta anche nella tradizione cristiana».

Ma sono soprattutto due i punti destinati ad entrare nel dibattito, quello riguardante il suicidio assistito e quello sulla nutrizione e idratazione artificiale. Sul primo, la premessa, è che «la posizione del Magistero della Chiesa ha sempre chiaramente sostenuto l'illiceità morale dell'eutanasia» e «su questa base alcuni ritengono che occorra opporsi anche a qualunque soluzione legislativa che ammetta l'assistenza al suicidio», «prospettiva in cui si pone anche la recentissima Dichiarazione Dignità infinita».

E tuttavia, «possono emergere ragioni per interrogarsi se, in determinate circostanze, possono ammettersi mediazioni sul piano giuridico in una società pluralista e democratica, in cui anche i credenti sono chiamati a partecipare alla ricerca del bene comune che la legge intende promuovere».

Il testo non fa nessuna apertura a eutanasia e suicidio assistito ma rimanda esplicitamente alla «situazione italiana», dove «non si può ignorare che l'ultima sentenza della Corte costituzionale spinge il Parlamento a colmare la lacuna legislativa». Se mancherà l'apporto dei cattolici, avverte in sostanza il testo, da un lato ci sarà il rischio di «un esito più permissivo», ma dall'altro «di alimentare la spinta a sottrarsi al compito di partecipare alla maturazione di un ethos condiviso»: Insomma, «contribuire ad individuare un punto di mediazione accettabile tra posizioni differenti è un modo per favorire un consolidamento della coesione sociale».

Su nutrizione e idratazione artificiale si legge: «In effetti, quanto viene inserito nell'organismo è preparato in laboratorio e somministrato attraverso dispositivi tecnici, su prescrizione e tramite intervento medici. Non si tratta pertanto di semplici procedure assistenziali e il medico è tenuto a rispettare la volontà del paziente che i rifiuti con una decisione consapevole e informata, anche anticipatamente espresso in previsione dell'eventuale perdita della capacità di esprimersi e di scegliere». Sarebbe inoltre errata una «concezione riduttiva della malattia, che viene intesa come alterazione di una particolare funzione dell'organismo, perdendo di vista la globalità della persona».

Discernere caso per caso, dunque, come ha spiegato monsignor Paglia in un'intervista ai media vaticani: «Ricordo che già Pio XII nel 1956 – come si riporta nel Lessico – affermò la liceità della sospensione della ventilazione se ricorrevano alcune gravi condizioni. E già nel 2007 la stessa Congregazione per la Dottrina della Fede, dopo aver affermato una presupposizione positiva per il loro utilizzo, ha riconosciuto che possono essere lecitamente interrotte (o non iniziate) quando comportano “un'eccessiva gravosità o un rilevante disagio fisico”. Sono due criteri che fanno parte della definizione dei trattamenti non proporzionati, cioè quelli che sono da sospendere. È una valutazione che richiede sempre, per quanto possibile, il coinvolgimento della persona malata. Il Lessico va letto tutto».

Quanto al suicidio assistito, il magistero è chiaro e la Chiesa è contraria ma in Italia la Corte Costituzionale ha richiamato nel 2019 il Parlamento a legiferare: «Spetta al Parlamento decidere», ha detto Paglia, «a mio avviso, è bene che sente questa responsabilità e decide: lasciare il Paese senza una legge è a mio avviso gravissimo. E apre una situazione senza regole che porta verso una deriva eutanasica. Con questo Piccolo lessico vogliamo aiutare a decidere in maniera sapiente. Consapevoli che compito della Chiesa è la formazione delle coscienze».

Sulla necessità di «soluzioni condivise» e di «individuare un punto di mediazione accettabile», monsignor Paglia spiega che il Lessico è uno strumento utile per affrontare il dibattito: «La mediazione accettabile», ha spiegato, «riguarda la ricerca del “bene maggiore” delle persone in quella situazione ed in quel contesto in cui si trovano a vivere. Non è semplice. Ma è possibile, perché le leggi possono sempre e comunque venire migliorate, seguendo i progressi della scienza e della nostra consapevolezza. È un lavoro continuo, faticoso, ma l'unico degno di una società civile».

Da qui a dire che la Chiesa ha aperto a eutanasia e suicidio assistito e modificato il suo magistero ce ne passa.

Un ultimo aspetto, sempre trascurato quando si affrontano questi temi, è l'importanza delle cure palliative e il non abbandonare il malato a se stesso o far gravare sulla famiglia che lo assiste tutto il peso della malattia: «L'abbandono terapeutico è un tema di cui nessuno parla e che è, a mio avviso, “il” problema concreto in questo campo», ha detto Paglia ad Avvenire«Quante gente malata grave è sola! E nessuno ne parla!».





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