Razzi contro i civili. “Sbaglia chi pensa di intimorirci così”
«I razzi di Hezbollah ci sono piombati addosso con il buio. Ne hanno tirati 7 in questa zona cambiando tattica. Prima puntavano soprattutto su obiettivi militari, ma da sabato hanno iniziato a colpire noi civili», spiega Nadav Klein, 34 anni, che porta avanti con il padre una fattoria con 150 mucche a cinque km dal Libano. Il probabile Katyusha ha ammazzato cinque mucche pezzate. E altre hanno ancora le schegge conficcate nella carne. Il vero miracolato è un aiutante tailandese della fattoria. «Stava preparandosi la cena all'aperto a 50 metri dalle stalle – racconta Klein – quando una scheggia si è conficcata nella pentola».
Pistola sempre alla cintola, Nadav ha lavorato per otto anni come responsabile della squadra di sicurezza a bordo delle navi passeggeri italiane. «Siamo nel nord di Israele, a un passo da Hezbollah, che sa tutto di noi. Per questo giro sempre armato», spiega controllando le amate mucche. I giannizzeri filo iraniani hanno la mappa precisa di Beit Hillel, una comunità agricola di un migliaio di anime. E anche il numero cellulare del responsabile della sicurezza del piccolo centro, che riceve messaggi minacciosi sul telefonino. «Se pensano di intimorirci con i razzi si sbagliano di grosso – sottolinea Klein – Non abbiamo paura e restiamo a casa nostra». In vista dell'attacco dall'Iran e da Hezbollah, la tattica di colpire infrastrutture non militari punta a far evacuare più civili possibili, oltre ai 60mila che hanno già dovuto abbandonare le loro case nel Nord del Libano.
Le strade attorno alla comunità agricola sono deserte e ancora più desolate avvicinandosi al Libano. «Con la macchina correte veloce perché da oltre confine possono sparare un missile anti carro», consiglia un tenente colonnello della riserva. Divisa verde oliva e fucile mitragliatore a tracolla ci attende alla cancellata d'ingresso del kibbutz Agoshrim. «La scorsa settimana un ragazzo di 28 anni è uscito con il cane per buttare la spazzatura – racconta l'ex ufficiale -. È arrivato un razzo fornito dall'Iran, a 30 metri, e una scheggia lo ha preso in testa. Non ha avuto neanche il tempo di correre verso il rifugio».
Alma center è un centro studi nel nord di Israele fondato da Sarit Zehavi, che porta sempre al collo la piastrina dell'esercito israeliano. «Dal 7 ottobre gli attacchi di Hezbollah sono stati oltre 2.500. È una guerra di attrito con razzi, missili anti-carro, che non possono venire intercettati e droni oramai lanciati ogni giorno», spiega davanti a schermi e mappe. Un video di Hezbollah mostra un velivolo senza pilota che sorvola Haifa «per raccogliere informazioni di intelligence e fare guerra psicologica». I droni kamikaze, intensificati negli ultimi giorni, hanno 40 chili di esplosivo e possono colpire in un raggio di 120 km.
L'ultimo video uscito mercoledì sembra l'annuncio dell'offensiva. È propaganda, ma il messaggio risulta chiaro – spiega Zehavi -. Guardate le immagini ripetute della brigata Radwan, il corpo di élite di Hezbollah. Un attacco anche via terra è possibile».