MaXXXine: la recensione del film 80s con Mia Goth che chiude la trilogia di Ti West
10/08/2024 recensione film MaXXXina di Raffaele Picchio
Un'opera zoppicante, ma che comunque vede regista e protagonista uscire a testa alta grazie alla maturità artistica raggiunta ea un sincero, viscerale amore per quello che si racconta
È il 1985, e il massacro avvenuto anni prima nella fattoria di Pearl e che ha visto come unica sopravvissuta la cinica e spietata Maxine Minx è solo un lontanissimo ricordo dimenticato dai più.
Guidata dalla solita incolmabile ambizione di essere la “una fottuta star”, Maxine ha deciso di volersi scorrere di dosso l'immagine di reginetta del porno, anche perché gli anni sono passati e l'America in cui nuota quotidianamente è diventata un ambiente ben più oscuro e ostile dove cercare di “primeggiare”: le ferite del Vietnam sono ancora fresche, Ronald Regan è diventato presidente e quel sogno di pace e amore professato dagli hippie di pace universale è finito affogato nel sangue, nelle lacrime e nella disillusione.
La Hollywood dei sogni in MaXXXina è stata definitivamente “dimenticata”, mostrandosi come la Babilonia di perdizione e oscurità che non fa sconti a nessuno e dove sopravvivere significa essere disposti a tutto.
Sono anche gli anni in cui le strade delle città di giorno vengono prese d'assalto da cortei guidati da predicatori cattolici dell'ultradestra che gettando benzina sull'ala più estrema e conservatrice radicalizzata nel paese appiccano fuochi contro tutti i responsabili di quella corruzione sessuale e dei costumi incarnata proprio dalla Hollywood contemporanea (promiscuità, pornografia, droga).
Quando cala la notte, invece, diventano territorio di caccia di sanguinari serial killer, e nello specifico dall'imprendibile “stalker notturno” Richard Ramireznoto per uccidere indistintamente con ferocia chiunque gli capiti a tiro gettando così nel “panico satanico” l'intera popolazione di LA.
In questo contesto, Maxine è in lizza per interpretare la protagonista di una tregua horror sfruttamento delle suore diretto da una gelida e “spietata” regista (Elisabetta Debickiche ne esce meglio tra tutti i personaggi collaterali di MaXXXine), specchio mostruoso a cui guarda la stessa protagonista e che la vede anche entrare direttamente in competizione con la precedente “star” del film (l'insulsa Giglio Collins).
Peccato che proprio in questo momento inizi ad accorgersi che tra gli omicidi attribuiti a Ramirez ci siano anche quelli di persone molto “vicine” a lei e che l'improvvisa comparsa di un invadente e pericoloso investigatore privato (un Kevin Bacon senza alcun freno) – che sembra sapere tanto del suo passato di sangue e di quello che le sta accadendo intorno – porteranno Maxine ancora una volta a tirare fuori il suo Io più mostruoso per poter sopravvivere da “regina”.
Mi sembra giusto sottolineare per onestà che chi scrive non ha mai compreso il clamore che il regista Ti Ovest (la nostra intervista esclusiva con lui) ha sempre suscitato fin dai suoi esordi, e pur riconoscendone un'indubbia capacità registica (basti vedere le sue puntate della bellissima serie Loroquasi sempre le migliori di ogni stagione), è sempre stato un mistero vedere gli osanna davanti a lavori terribilmente derivativi e sempre pavidi ad andare fino in fondo come Casa del diavolo lo Ospiti.
Poi però sono arrivati la A24 e Mia Goth. E qualcosa è indubbiamente cambiato, perché se con il primo film – X – Una storia horror sexy (2022) – ancora erano più i dubbi e il senso di occasione mancata a prevalere rispetto alle sorprese positive (una bravissima Mia Goth in doppio ruolo e una clamorosa fotografia ad opera del sodale Eliot Rocket), è stato con il prequel Perla che questo “trio” ha puntato veramente altissimo realizzando un film sorprendente, inaspettato e visivamente potente, dove tutti possono dire di aver vinto l'ambiziosissima scommessa con loro stessi di sapersi dimostrare capaci di fare davvero qualcosa di “oltre” la media del genere e con un'idea ben precisa ea suo modo “unica”.
Con queste aspettative non da poco (tanto per i “fans” quanto per i “detrattori”), per vedere come se la sarebbero cavata nel momento di tirare le somme, è giustissimo allora dire subito che, ancora una volta, MaXXXine è un'opera che può tranquillamente valere una visione esclusivamente per queste tre grandi colonne che ormai insindacabilmente sono le architravi dell'intera operazione.
La prima è l'ormai mimesi completa tra Mia Goth e la sua Maxine Minxche ancora una volta con arroganza e decisione (proprio come la protagonista) si piazza sopra tutti nel film dominandolo in ogni inquadratura e – anche se per un soffio – ancora in grado di non trasformarsi in puro e sguaiato esercizio di maniera.
La seconda, è l'ancora una volta sbalorditivo lavoro fotograficoche anche grazie ad una cura eccezionale per scenografie e costumi, non si limita a riprodurre l'estetica “retrò” con un filtraggio da spennallare sopra ogni inquadratura, ma davvero riproduce un'atmosfera e una “grana” che va ben oltre lo scherzo fanzinaro in stile “grindhouse” fino ad ambire ad un lavoro vero e proprio di ricerca clamoroso di quegli anni assolutamente non da meno (anzi…) di quello che ha fatto Quentin Tarantino con il suo C'era una volta ad Hollywood.
Infine c'è la regia di Ti West, che ritorna alle atmosfere più a lui consone da “thriller morboso” (e con miasmi argentini fortissimi), con un'indubbia maturità ed efficacia che prima non erano affatto riscontrabili, tanto che MaXXXine è costellato da bellissime sequenze che spesso valgono da sole tante risibili strizzate d'occhio nerdismo all'horror che fu (basterebbe seriamente solo la lunga sequenza dell'omicidio in videoteca a mettere a cuccia quindici anni almeno di “omaggi” al cinema sfruttamento) e che possono rappresentare sicuramente gli apici migliori del regista.
Miracolo compiuto di nuovo allora? Beh, non proprio purtroppo. Premesso e accertato tutto quello che si è detto fino ad ora, MaXXXine fa volutamente più di qualche passo indietro rispetto agli azzardi narrativi e concettuali di Perlaritornando prepotentemente in ambienti di “zona di comfort grindhouse” già battuti con il primo capitolo (e da una legione di altri film più o meno riusciti…) e più “identificabili” per un pubblico variegato ed ampio.
Se questo infatti da un lato può sicuramente far piacere a chi invece non aveva gradito “il passo più lungo della gamba” di Perladall'altro inevitabilmente rischia di essere proprio alla base un qualcosa di ben meno esplosivo rispetto a quanto si era costruito e che necessariamente era lecito attendersi col gran finale.
L'idea di vedere alla fine solo uno X – Una storia horror sexy appena più “pompato” e curato diventa sempre più forte quando MaXXXine decide tragicamente di abbracciare un terzo atto scemissimo e tutto in calandotirato via e loffissimo, capace di banalizzare invece tutti gli ottimi elementi che in qualche modo fino a quel momento sembravano essere stati cucinati benissimo.
Colomba Perla non aveva alcuna paura di svincolarsi dalle gabbie del genere azzardando soluzioni inedite e strade imprevedibili, MaXXXine sembra invece spaventarsi proprio quando è il momento di arrivare al dunquefacendo un dietrofront che paradossalmente rischiando di scontentare anche quel tipo di pubblico “generico” a cui invece con questa scelta suicida vorrebbe probabilmente ammiccare.
Inoltre, MaXXXine a differenza dei precedenti capitoli si presenta gonfio di nomi da cartellone che compaiono a staffetta in ruoli più o meno importanti ma dei quali nessuno è capace minimamente di emergere dall'implacabile e mostruoso turbine di ego di Mia Goth (anche produttrice, ovviamente), tanto che alla fine della fiera più che essere stati aggiunti valori, fanno la figura di essere partecipanti ad una ipotetica gara tra “chi riuscirà ad essere il personaggio più cool del film” in un tripudio di moine incontrollate e sopra le righe che non vanno quasi mai da nessuna parte (e che Ti West non riesce assolutamente a gestire).
Insomma, è giustissimo in questo caso guardare il bicchiere mezzo pieno e quindi promuovere questa (finta?) trilogia, che pur rischiando di essere ben meno eclatante rispetto alle aspettative che si porta dietro, rimanendo un prodotto di genere che in un mare magnum di necrofili revival fini a se stessi più “veri” e “sentiti” delle magliette degli Slayer in vendita da H&M, dimostra orgoglioso di amare e conoscere veramente quello che racconta con una sincerità e una devozione verso il Cinema (intenso proprio come “mezzo”) che, spontanea o no, non può comunque passare inosservata.
Di seguito trovate il trailer doppiato in italiano di MaXXXine, nei nostri cinema dal 28 agosto:
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