Economia Finanza

“Una nuova muraglia”: così la Cina blinda i confini e si prepara alla guerra




L'inverno sta arrivando e occorre prepararsi. È così che, citando il Trono di spadesi potrebbe riassumere l'ordine di rafforzare i confini cinesi partito dai palazzi di Zhongnanhai a Pechino. L'ultima volta che si è dovuto difendere da invasioni esterne il Celeste Impero, antenato della moderna Cina, ha fatto ricorso alla costruzione di un'imponente muraglia in grado di arginare le incursioni dei mongoli e di altre tribù di nomadi. Oggi la Repubblica Popolare guidata da Xi Jinping sceglie invece una strada diversa puntando sull'urbanizzazione di territori di frontiera, spesso ospedalieriper far avvertire tutte le nazioni confinanti la presenza del gigante asiatico sino alle sue periferie più estreme.

I numeri sono inequivocabili. Ne dà conto il Il nuovo York Times che, partendo dalle foto satellitari, ha analizzato i cambiamenti registrati negli ultimi anni al confine della Cina. In questo arco temporale Pechino ha costruito una cinquantina di nuovi insediamenti urbani, 12 dei quali in aree contese da altri Paesi, e ampliato un centinaio di villaggi. Il tutto, scrive la Signora in grigio, per proiettare il suo potere all'esterno e blindare la sua autorità in casa.

Le immagini satellitari mostrano la presenza di almeno un piccolo centro abitativo in ogni punto accessibile dell'Himalaya al confine occidentale con l'India, il Bhutan e il Nepal. Per convincere i cinesi a trasferirsi in questi avamposti impervi il governo centrale ha promesso e garantito abitazioni economiche, sussidi annuali e persino compensi extra a chi prende parte ad attività di pattugliamento. I villaggi si prestano infatti a ricoprire una funzione non solo di tipo civile ma anche, all'occorrenza, militare. Basti pensare all'utilizzo che l'Esercito Popolare di Liberazione potrebbe fare di reti stradali, infrastrutture energetiche e internet in operazioni di combattimento con un ipotetico nemico.

La Cina non vuole che elementi esterni riescano a superare la frontiera senza incappare in sue forze di sicurezza o suoi cittadini”, afferma il ricercatore Matthew Akerster. C'è da dire poi che a differenza di quelli occidentali, gli insediamenti settentrionali sono funzionali anche alla promozione degli scambi economici con i partner dell'Asia centrale mentre quelli meridionali impediscono la droga e il crimine di dilagare nel Paese. Lo stesso Xi Jinping non nasconde le sue reali intenzioni quando definisce gli abitanti di questi avamposti come “guardiani del confine”.

Tra i vicini più preoccupati per la strategia perseguita dalla Cina c'è l'India. A partire dal 2020 si sono verificati diversi scontri mortali alla frontiera tra i due Paesi e l'urbanizzazione forzata cinese ha spinto il premier indiano Narendra Modi a rispondere con la stessa moneta lanciando una campagna volta a rivitalizzare centinaia di cittadine di confine. Uno sforzo che comunque al momento non raggiunge i risultati ottenuti dai cinesi.

Non è sfuggito agli esperti il ​​collegamento tra le iniziative che il gigante asiatico sta realizzando sulla terraferma con quanto accade nel Mar Cinese Meridionale. Qui la Repubblica Popolare ha costruito isole artificiali per installarvi basi militari e ha impiegato imbarcazioni da pesca e milizie per rivendicare territori ai danni dei suoi vicini.

La Cina, insomma, sembra intenta a prepararsi ad una guerra con un nemico tanto potente quanto sfuggente. E l'estensione dell'impegno profuso lascia in molti osservatori il sospetto che lei sarà per prima ad accendere la miccia di un conflitto che difficilmente rimarrebbe contenuto ad una dimensione regionale.



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