Economia Finanza

Venezuela, Maduro accusa Urrutia di voler fuggire dal Paese


Il presidente del Venezuela Nicolas Madurola cui rielezione è contestata, ha accusato il suo avversario alle urne Edmundo González Urrutiail candidato dell'opposizione che rivendica la vittoria, di voler “fuggire” dal Venezuela. «Dove si nasconde Edmundo González Urrutia?» ha gridato Maduro durante una grande manifestazione a suo sostegno davanti al palazzo presidenziale di Caracas. «Ha vinto? Cosa ha vinto? Forse una lotteria per nascondersi in una grotta. È in una grotta. E sta progettando la sua fuga dal Venezuela. Edmundo Gonzalez Urrutia prende i soldi e va a Miami», ha detto Maduro alla folla.

Vittoria ratificata senza fornire i verbali dei seggi

Il Consiglio Elettorale Nazionale (CNE) ha ratificato all'inizio di agosto la vittoria di maduro del 28 luglio con il 52% dei voti, senza fornire il conteggio esatto né i verbali dei segnali elettorali, sostenendo di essere stato vittima di un attacco informatico. Intanto il camion ha scoperto che l'opposizione venezuelana ha utilizzato per i suoi cortei è stato confiscato dopo la manifestazione di Caracas contro la rielezione di Nicolas Maduro. I membri del gruppo elettorale dell'opposizione hanno pubblicato una foto del veicolo – utilizzato per mesi nell'ambito della campagna elettorale – agganciato a un camion nel sequestro della polizia nazionale. «Il regime ha rubato il camion per manifestazioni e mobilitazioni in tutto il Paese», scrive l'opposizione su X. «Non potranno impedirci di continuare a scendere in piazza!». Il governo sanziona con chiusure e multe le aziende che lavorano con l'opposizione, e il camion è stata una soluzione trovata dall'opposizione per non dover affittare palchi e altoparlanti.

Le manifestazioni convoche in 380 città nel mondo

Da Perth a Auckland, da Sidney a Melbourne, le foto pubblicate sui social dell'opposizione venezuelana hanno testimoniato intanto le voci (a dare il via è stata l'Australia) che a livello globale si sono elevate contro il governo di Nicolas Maduro, « per il rispetto della volontà popolare espressa col voto del 28 luglio e per il ritorno alla democrazia». «Oggi facciamo la storia. Scendiamo nelle strade del Venezuela e del mondo affinché il regime capisca che non si torna indietro. Il Paese sarà libero», ha dichiarato la leader Maria Corina Machadomotore insieme al candidato presidenziale Edmundo Gonzalez Urrutia della “Grande protesta per la Verità”, la manifestazione convocata in 380 città, nei cinque continenti, inclusa una decina di piazze italiane, tra cui Roma, per rilanciare sulla vittoria elettorale.

In Venezuela non si allenta la repressione

Un'iniziativa preceduta dal nuovo arresto di un esponente politico di spicco dell'opposizione, a riprova che nonostante il pressing internazionale non si allenta la morsa della repressione nel Paese sudamericano. L'ex deputato, Piero Marounsegretario dell'organizzazione di Azione Democratica (Ad) è stato portato via mentre era a cena con la moglie, diventando così il terzo ex parlamentare a finire nelle carceri chaviste, insieme a Williams D'Avilaanch'egli di Ad, recuperato d'urgenza in ospedale dopo sei giorni di prigione, e Freddy Superlanoleader di Voluntad Popular (il partito di Leopoldo Lopez) sottoposto a tortura nelle segrete dell'Elicoide.

La controffensiva di Maduro

Per dimostrare la sua legittimazione popolare, il Partito socialista unito del Venezuela ha risposto a Machado con la “Grande marcia nazionale per la pace”, organizzata in fretta e furia in un centinaio di città del Venezuela. Una prova di forza resa ancor più necessaria, dopo la nuova tegola per Maduro arrivata dall'Organizzazione degli Stati americani (Osa), che ha approvato all'unanimità un progetto di risoluzione che esige dal governo di Caracas “il rispetto dei diritti umani, della volontà sovrana dell'elettorato e la verifica imparziale dei risultati che garantisca trasparenza, credibilità e legittimità del processo elettorale”. Una proposta presentata dagli Stati Uniti col sostegno di altri Paesi, tra cui Argentina, Canada, Cile ed Ecuador, accettata anche da Brasile e Colombia dopo due ore di negoziati. Un segnale politico importante, dato che Brasilia e Bogotà più di tutti, in queste settimane, avevano cercato il dialogo con Maduro.



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