Viaggi

Cipriani, l’hotel-palcoscenico dove ospitare e soggiornare è un’arte


Come nasce un mito? In tema ospitalità il Cipriani potrebbe rappresentare una case histories esemplare, che inizia con una scommessa: nel 1958 scegliere di aprire un hotel di lusso alla Giudecca, dove non c'era nulla (e proprio questo era il suo bello), era un rischio che Giuseppe Cipriani, fondatore del popolarissimo Harry's Bar, si è assunto con lungimiranza. Altrettanta lungimiranza va attribuita al conte Rupert Guinness, finanziatore del progetto, che in un lampo diventò una destinazione a sé. Si va a Venezia per i motivi che tutti sappiamo, e si va al Cipriani perché è uno degli hotel più glamour del mondo.

Basta guardare le “Hall of fame” nel corridoio che porta al ristorante. Solo per citare alcuni nomi, alle pareti sono appese le foto di Liz Taylor, Richard Burton, Sophia Loren, Donald Sutherland, Mick Jagger, Brad Pitt, Angelina Jolie, George Clooney, che ha organizzato lì la sua festa di matrimonio con Amal Alamuddin e ha creato un cocktail – il «Buonanotte» – tuttora in carta. Insomma, pensate a una qualsiasi star del cinema, della musica, della letteratura: molto probabilmente è passata dal Cipriani. Sembra che soggiornare lì faccia parte del rito consacrazione a mito ufficiale. L'hotel è come un altro set dove attori, stelle del rock e artisti internazionali smettono di recitare e scendono tra noi mortali. Una macchina dei sogni, dove si sperimenta senza timore e con grandi investimenti, con l'obiettivo di puntare sempre al top, dall'alta cucina al design, all'arte.

Il ristorante Oro

Solo per parlare della storia recente, questo è l'anno della collaborazione fra lo sfavillante chef Massimo Bottura e Vania Ghedini, executive al ristorante gourmet Oro, dove sono protagonisti gli ingredienti della laguna, dal pescato alle verdure. L'anno prossimo il restyling toccherà alle camere, dove entrerà in campo un'altra celebrità, al momento sotto embargo. Ma per avere un assaggio dell'impronta, fate un giro nelle toilette al piano terra (la firma qui sembrerebbe dell'esuberante Peter Marino). E poi c'è l'arte, un grande tema in casa Belmond, il gruppo di cui fa parte l'hotel (e che a sua volta fa parte di Lvmh). Per la Biennale dell'arte 2022, nella corte sul retro – prato all'inglese, orto e roseto – l'artista indiano Subodh Gupta ha costruito una capanna fatta con migliaia di pentole in alluminio recuperare nei villaggi del suo Paese, un messaggio per condividere l'idea di cibo casalingo. Oggi, sempre per il progetto Mitico in collaborazione con Galleria Continua, c'è un'opera site specific di Daniel Buren, che gioca con la luce e una serie di pannelli colorati attorno a una fontana. Viene spontaneo chiedersi: se non sperimentano loro, parte del più grande gruppo del lusso del mondo, chi lo può fare?

Daniel Buren, “Sosta colorata per Hotel Cipriani”, lavoro in situ, 2023-24. Per gentile concessione di Galleria Continua

Poi però il fattore “A” (l'atmosfera) e il fattore “HI” (intelligenza umana), aggiungono quel valore intangibile e non scientificamente dimostrabile che fa del Cipriani «il» Cipriani. Il rosa pallido, le signore sorridenti e accudenti della colazione, il carpaccio con la ricetta originale e l'intramontabile Bellini (ora anche analcolico), i cosmetici in bagno (dall'olio profumato idratante alla protezione solare), la simpatia e la disponibilità di ogni singolo elemento, le cartoline vintage, anche il giardiniere che accudisce i fiori al mattino presto, il falconiere appassionato che tiene lontani piccioni e gabbiani dal pranzo degli ospiti. Potremmo andare avanti all'infinito con le immagini evocative. Ma non c'è nulla che faccia sentire più privilegiati di arrivare a bordo della lancia in legno con l'insegna dell'hotel sul fianco, di uscire in accappatoio al mattino presto sulla terrazza, con il caffè in mano per guardare l'isola di San Giorgio, o di poltrire per un pomeriggio intero nell'unica piscina olimpionica di Venezia, che sembra aver «rubato» un pezzetto di laguna per gli ospiti.

Un'esperienza non per tutti, come invece una cena al Cip's: al ristorante galleggiante sul canale della Giudecca si ordinano fritto misto con maionese al wasabi, grigliate di pesce e crostacei, castraure di Sant'Erasmo. Con il leggero dondolio del vecchio pontile, sembrerà di sognare: il campanile di San Marco da un lato, la facciata ricamata di Palazzo Ducale dall'altro. Inutile dilungarsi in descrizioni, bisogna provare.



Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *