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Compiti delle vacanze? Sì, ma pochi e che siano utili



Tra i tormentoni estivi non ci sono solo le canzoni ma anche le ricorrenti lamentele degli studenti relativi ai troppi compiti! Sembra che ben l'80% degli studenti la pensi così, supportato dai genitori che si lamentano come i compiti rovinino le loro vacanze. La metà di questi, bontà loro, accetterebbe i compiti solo se fossero pochi o diversi. Le domande che ci si dovrebbe porre sono: servono davvero i compiti estivi e, se sì, in quale quantità? Ma la cosa più importante sarebbe definire i tempi di correzione e confronto con gli insegnanti, affinché gli studenti possano avere un riscontro sul proprio lavoro.

Per rispondere alla prima domanda, prendo in prestito la locuzione latina “nulla dies sine linea”. La frase è attribuita da Plinio al pittore greco Apelle, del quale si diceva che non lasciasse passare un giorno senza esercitarsi. Ancora oggi esprime la necessità dell'esercizio quotidiano: basta una sola linea per non perdere l'abitudine e mantenersi in allenamento.

Se gli studenti imparassero ad organizzare il loro temposcoprirebbero che ci sarebbe spazio sia per i compiti che per le vacanze. Durante le “troppo lunghe” vacanze scolastiche (altro tormentone) basterebbe diluire con saggezza il lavoro da fare, magari dedicandosi alla lettura di un libro sotto l'ombrellone, lasciando lo smartphone se non a casa almeno in borsa per qualche ora. Quanti problemi si risolverebbero: vacanze in famiglia salvate e dipendenze dai sociali ridotte!

Arrivare a settembre senza aver dimenticato il lavoro dell'anno precedente è fondamentalesoprattutto in alcune discipline, in particolare la matematica. L'insegnante di liceo di mio figlio ripeteva spesso: “La matematica è come il maiale, non si butta via niente”, intendendo che ogni elemento appreso, messo uno dopo l'altro, permette di risolvere anche i problemi più complessi.

È però ugualmente fondamentale che lo studente possa correggere, senza l'ansia della valutazione, il proprio lavoro estivo. Questo, credo, sia davvero il punto più critico. A volte, purtroppo, alcuni insegnanti si limitano a verificare la quantità del lavoro svolto, senza misurarne la qualità. Si ritirano i quaderni e le relazioni sui libri, si dà una rapida occhiata e non si distingue il lavoro fatto con serietà da quello copiato il giorno prima del rientro a scuola. In questo senso concordo con chi chiede meno compiti, ma più mirati e di qualità.





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