Istruzione

Le ricadute del bavaglio Cartabia sulle notizie. Il pm che indaga sul veliero: “Cronisti ostacolati”. A Padova silenzio per mesi su un femminicidio – Il Fatto Quotidiano


Può la notizia di un femminicidio restare ignota per un anno? Può un procuratore capo sentirsi imbavagliato da una legge dello Stato? La risposta a entrambe le domande è sì. Due storie di diverse, una di presunta violenza in famiglia terminata con un delitto l'altra un incidente, che sono accumunate dalla controversa legge Cartabia. Un bavaglio che ostacola il lavoro dei giornalisti e ha permesso addirittura che 13 procure fossero monitorate per eventuali violazioni.

Sindacato e ordine dei giornalisti – all'epoca – rinunciarono ad essere sentiti. E in questi giorni sono arrivati prima le proteste per la “blindatura” da parte della procura di Termini Imerese per la storia – raccontata dai media di tutto il mondo – del veliero bayesiano, e oggi arriva la nota dell'Ordine dei Giornalisti del Veneto sulle modalità che hanno portato all'ufficializzazione – ad un anno dai fatti – della notizia del femminicidio di Abano Terme, di cui è rimasta vittima la 37enne Nicoletta Rotaru. Il marito della vittima è stato arrestato a marzo e l'uomo è stato già rinviato in giudizio. Un buco di cinque mesi su un tema come quello dei femminicidi che continua a destare allarme sociale e che non può essere silenziato dalla presunzione di innocenza che è perfettamente garantita dalla deontologia professionale dei giornalisti.

La nota dell'ordine regionale – “Stupisce – afferma il presidente Giuliano Gargano – che la notizia venga fuori a distanza di così tanto tempo e senza una comunicazione ufficiale della Procura. Già in passato abbiamo segnalato una lettura troppo restrittiva della legge Cartabia. È necessario che si torni a un rapporto professionale aperto e franco fra procuratori e giornalisti”. Gargano annuncia che investirà della questione il Consiglio dell'Ordine del Veneto. “Il Corriere del Veneto in edicola oggi – ricostruisce Gargano – apre con la notizia (poi ripresa on-line da altre testate) del femminicidio di Nicoleta Rotaru, ad Abano Terme. Delitto commesso un anno fa, il 2 agosto 2023 e inizialmente derubricato come suicidio. Le indagini hanno portato ad un'altra conclusione e il marito è stato arrestato, a marzo di quest'anno, con l'accusa di omicidio aggravato. Fatto salvo il sacrosanto rispetto della presunzione di innocenza – conclude il presidente dell'Odg Veneto -, è altrettanto importante iil diritto di informare i cittadinia partire dal concetto di interesse pubblico richiamato anche dalla norma. L'aumento delle denunce o delle telefonate al numero anti-violenza 1522 dimostra come sui femminicidi non si possa tacere”.

Lo sfogo del procuratore Ambrogio CartosioContemporaneamente la legge che porta il nome dell'ex ministro della Giustizia Marta Cartabia è stata duramente criticata dal procuratore capo di Termini Imerese che ha di fatto sostenuto come crei ostacoli alla libera informazione. Il magistrati ha aperto la propria conferenza stampa sul naufragio della barca a vela con riferimento all'impossibilità degli inquirenti di parlare di indagini in corso citando il decreto 106 del 2006 che all'articolo 5 puntualizza i rapporti delle procure con gli organi d'informazione. Il decreto (Silvio Berlusconi presidente del Consiglio e Roberto Castelli ministro della Giustizia) è stato poi modificato col decreto 188 del novembre 2021 dalla ministra Cartabia la cosiddetta “norma bavaglio”.

Il procuratore si è quasi scusato “sperando ci sia comprensione” sul silenzio degli inquirenti dal 19 agosto scorso, quando il veliero è colato a picco, ad oggi quando ha convocato una conferenza stampa in procura. “In questi giorni mi sono trincerato nel silenzio, non ho risposto alle domande rivolte dai giornalisti, ma l'ho fatto semplicemente perché è giusto che si sappia che in Italia non è consentito fare diversamenteperché il decreto del 2006 vieta al procuratore della Repubblica di fare dichiarazioni se non in occasioni particolari. Si possono utilizzare solo il comunicato stampa e la conferenza stampa”.

La protesta dei giornalisti – L'Associazione siciliana della Stampa aveva preso posizione dicendo che “su tutti i quotidiani del mondo decine di colleghi scrivono del naufragio avvenuto nel mare di Porticello. Davanti al susseguirsi di notizie di eccezionale interesse pubblico, però, la fonte che secondo la legislazione italiana avrebbe dovuto informare l'opinione pubblica è rimasta silente”. Per l'Assostampa “si è trattato di una situazione “che non solo mette in grandi difficoltà i giornalisti che lavorano sul campo ma che priva l'opinione pubblica di parti importanti del racconto di un fatto di rilevanza mondiale”.

Lo stesso procuratore ha ammesso che si è trattato di “una tragedia gravissima, una vicenda che per la caratura dei personaggi coinvolti ha avuto un impatto internazionale e mondiale”. Dopo il sindacato è intervenuto anche l'Ordine dei giornalisti sottolineando che “i giornalisti di tutto il mondo che si stanno occupando dell'affondamento del Bayesiano devono scontrarsi con la mancanza di riscontri e con l'assenza di interlocutori istituzionali“. Cartosio chiedendo comprensione ha spiegato che la “la legge crea ostacoli notevoli all’attività della libera informazione, ma credo che tutti i cittadini, anche i magistrati, sono tenuti a rispettare le leggi anche quando non piacciono, ecco perché non ho potuto dire nulla” .

I casi assurdi prodotti dalla legge – La legge ha prodotto casi ai limiti dell'assurdo come quando nel marzo del 2023 la procura di Bergamo annuncia la chiusura delle indagini sulla gestione della pandemia con una nota di 21 righe senza nomi e senza reati. Un'inchiesta delicata e importante su cui i cronisti hanno dovuto faticare per capire chi fossero le persone iscritte e per quali reati rispetto a contestazioni che riguardavano migliaia di morti.

Un caso eclatante ma che oggi giorni riguarda notizie di rilievo pubblico anche se inchieste di tale entità e così avviene che i presunti assassini – magari arrestati su ordinanza di custodia cautelare – restino senza nome, come le vittime degli incidenti sul lavoro oppure i nomi di locali chiusi perché non rispettano le norme igienico sanitarie. Ci sono anche i cronisti denunciati come il giornalista che ha riportato gli esiti di un'autopsia di una donna morta.



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