Economia Finanza

Blitz ucraino a Belgorod e bombe russe su Kiev: le due guerre parallele (senza più “linee rosse”)




Ormai Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin combattono due guerre separate senza più linee rosse. Il presidente ucraino punta a spostare il peso del conflitto sul fronte interno russo. Non a caso ieri, a tre settimane dall'avanzata nel Kursk, dove Kiev sostiene di controllare mille chilometri quadrati di territorio, le truppe ucraine hanno tentato di sfondare anche nella regione di Belgorod.

La sortita si è esaurita in poche ore, ma intanto Zelensky lavora per ottenere dalla Casa Bianca il via libera all'impiego di missili a lungo raggio contro obbiettivi strategici in territorio russo. In tutto ciò Vladimir Putin sembra invece ignorare l'avanzata ucraina nel Kursk per concentrarsi sull'offensiva nel Donetsk. Dopo la conquista del villaggio di Orlivka i russi sono a meno di 15 chilometri dal nodo strategico di Pokrovsk. La caduta di quel centro logistico, fondamentale per garantire i rifornimenti alle prime linee ucraine, aprirebbe la strada all'avanzata sulle città di Slovyansk e Kramatorsk completando la conquista dei territori del Donetsk. Il tutto mentre bombe plananti, missili e droni russi martellano le infrastrutture energetiche dell'Ucraina con l'obbiettivo, in vista dell'inverno, di rendere difficili o impossibili le forniture di elettricità e gas.

Ma torniamo a Zelenskyj. Il suo tentativo di spostare il conflitto in terra russa aveva un obiettivo tattico immediato e uno strategico di lungo periodo. Sul piano tattico Kiev si aspettava che il Cremlino ritirasse alcune unità dal Donbass per fermare l'avanzata nel Kursk. Ma è successo l'opposto. Mosca si è limitata ad arginare l'invasione dei propri territori approfittando del trasferimento di 8mila soldati ucraini nel Kursk per annientare le già svuotate e rabberciate le linee difensive di Kiev nel Donbass.

Sul piano strategico Kiev punta invece a sostenere la testa di ponte creata nel Kursk con lanci di missili Atacms su aeroporti, depositi di armi e truppe in movimento all'interno della stessa Russia. Nei calcoli di Zelenskyj tutti questo dovrebbe costringere Putin a una nuova mobilitazione di soldati di leva mettendolo in difficoltà sul piano interno e rendendolo meno propenso ad una continuazione del conflitto. Ma i calcoli di Zelensky e del ministro della difesa Rustem Umerov, volato a Washington per discutere l'utilizzo ad ampio raggio dei missili americani, fanno i conti con una doppia incognita. La prima riguarda la scarsa disponibilità di Atamcs visto che le scorte strategiche americane sono messe a dura prova dal conflitto ucraino e da quello mediorientale. La seconda riguarda la risposta di Mosca. Storicamente la Russia non dispone di una popolazione sufficiente (140milioni di abitanti ) a difendere un territorio grande quasi quanto Cina e Usa messe assieme. La sua immensa estensione gli consente però – come scoprirono a proprie spese Napoleone e Hitler – di far avanzare il nemico nei propri territori fino a sfilacciarne le linee logistiche.

In questo contesto lo storico nazionalismo del popolo russo che garantisce allo Zar Alessandro prima ea Stalin poi la difesa dei propri territori potrebbe far gioco anche a Putin rafforzando anziché incrinare i consensi di cui continua a godere.

Il tutto mentre la lenta, ma costante avanzata nel Donetsk promette di garantirgli il pieno controllo del Donbass e quindi il raggiungimento di uno degli obiettivi strategici del conflitto. Rimandando ad una fase successiva la riconquista di una regione del Kursk dove la logistica ucraina ben difficilmente reggerà il peso di una presenza prolungata in territorio nemico.



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