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Ma quello è Yildiz oppure Del Piero? Questo Milan è senz’anima


Numero 10 della Juve, gol alla Ale al debutto in Champions: il turco ci fa tornare a 29 anni fa. Il Liverpool è più forte, ma non si può perdere così




Giornalista

18 settembre 2024 (modifica alle 00:54) – MILANO

Ventinove anni dopo, abbiamo visto in campo Del Piero. Champions League, maglia numero 10 a strisce bianconere, spigolo dell'area avversaria, tiro (anzi carezza) con il destro che va a infilare la palla sotto l'incrocio opposto. Mannò, stavolta non era Alex: era Kenan Yildiz. Eppure sembra davvero la stessa storia, come se fossimo tornati a quel 13 settembre del '95, sotto la pioggia di Dortmund. Del Piero non aveva ancora ventuno anni quando dipinse quel capolavoro, il ragazzino turco è perfino giovane più (ne ha compiuti 19 a maggio); per entrambi era la partita del debutto in Champions. Colpisce la somiglianza tra le due esecuzioni, colpi che appartengono solo ai talenti purissimi. Nacque quel giorno in Germania il gol alla Del Piero, perché fu il primo di tanti segnati da Alex nello stesso modo. Pezzi di storia della Juve. Yildiz finora lo imitava nell'esultanza con tanto di linguaccia, ieri lo ha copiato anche in quella palla che ha incastrato lassù. Il gol di Yildiz è l'immagine di copertina di una notte meravigliosa per la Juveperché non era affatto scontato che il ritorno dei bianconeri in Champions – una Champions tutta nuova – si risolvesse in una vittoria tanto ampia, sicura, esaltante.

psv in forma

Il Psv non è l'avversario più difficile che i bianconeri troveranno lungo il loro cammino europeo, ma è una squadra brillante e in forma (ha vinto – e spesso stravinto – tutt'e cinque le partite di campionato che ha disputato). La Juve ha saputo tenere nei primi venti minuti, quando gli olandesi hanno palleggiato e attaccato bene, e poi ha dilagato dopo essere andata in vantaggio. Incuriosisce il fatto che Motta – un allenatore che evidentemente ama stupire – abbia preferito McKennie, sul mercato per tutta l'estate, a Douglas Luiz, sul quale il club ha investito una fortuna. Il campo ha dato ragione a Thiago, ci domandiamo però come mai il brasiliano fatichi tanto a trovare condizione e quindi spazio. Piccole note stonate: il gol preso allo scadere, il primo incassato nella stagione (però a gara finita) e l'incapacità di Vlahovic di metterla dentro (ma ha lavorato e si è inventato un bell'assist per Nico).

Liverpool più forte

La sconfitta del Milan è pesante, sebbene contro il Liverpool si possa anche mettere in conto di perdere. Ma la serata dei rossoneri è stata piena di vuoti inspiegabili, dopo l'illusorio lampo di Pulisic che pareva disegnare una partita diversa. Si dirà ora che il Liverpool è troppo forte, probabilmente sbagliando: il Liverpool è più forte del Milan, che però ha il dovere di competere in modo diverso anche contro un avversario superiore, soprattutto a San Siro (per esempio lo Stoccardache non ha i campioni dei rossoneri, ha spaventato Madrid fino al 90'). Una squadra che tra i titolari ha quasi tutte le nazionali di Paesi prestigiosi non può arrendersi così, come ha fatto il Milan. E se Pulisic ha inciso, continuiamo a chiederci cosa abbia combinato anche stavolta Leao: se si hanno le qualità del campione, è in sfide come questa che devono emergere. Niente, invece. Il Liverpool ha messo presto in grande difficoltà la retroguardia milanista, tanto che Salah ha colpito due traverse clamorose, ma le due reti fotocopia incassate su calcio d'angolo sono inaccettabili: il Milan ha difeso male, Maignan non è stato padrone nell'area piccola che dovrebbe dominare. Poi il portiere si è anche sfortunato, proprio alla vigilia del derby.

controllare l'inter

Già, il derby. Il Milan – a prescindere da quanto farà l'Inter stasera con il City – ci arriva male. La goleada contro il Venezia è servita solo ad allontanare le polemiche per tre giorni, ma quella contro i nerazzurri diventa una partita che la squadra di Fonseca non può permettersi di fallire. I problemi ci sono e sono evidenti, chissà se basterà l'intervento del boss Ibrahimovic per risolverli. Quando il leone torna – ha detto Zlatan – i gatti spariscono. Forse dovrebbe adoperarsi per trasformare i giocatori del Milan da gattini docili, come sono apparsi di fronte al Livepool, in leoni. O questa metamorfosi la delegherà agli altri, a quelli che lavorano per lui, per il capo Ibra?





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