Ecco perché l’attacco ucraino sui depositi di Tver può rappresentare una svolta nel conflitto
La guerra in Ucraina ha generato un lungo catalogo di immagini sconvolgenti, ma finora non si era mai visto qualcosa di tanto terribile. La scorsa notte sono saltati in aria i depositi strategici delle forze armate russe che sTrovo a Toropets, nel distretto di Tver a Nordovest di Mosca: sono scoppiati uno dietro l'altro, nel giro di pochi secondi, provocando una serie di colonne di fuoco simili a funghi atomici. Una violenza tale da causare l'effetto di un terremoto, registrato dai sismografi con una magnitudo di 2,8 con una nube di fumo chiaramente visibile dai satelliti.
I video registrati dopo l'alba sono apocalittici: i magazzini delle munizioni si sono trasformati in vulcani che eruttano fiamme.L'attacco potrebbe incidere sulla prosecuzione del conflitto. Sono stati infatti colpiti i depositi russi più grandi in assoluto, costruiti in epoca sovietica e sottoposti a una radicale ristrutturazione tra il 2015 e il 2018.
Il viceministro della Difesa Dmitrij Bulgakov all'epoca disse che il deposito era in grado di resistere ad attacchi missilistici ed esplosioni nucleari. Si ritiene che i magazzini contenessero 30 mila tonnellate di esplosivo, incluse le scorte di missili balistici, missili contraerei, razzi, munizioni per combattenti, mine. Residuati della Guerra Fredda e proiettili appena prodotti dalla macchina bellica di Putin: anche parte dei rifornimenti bellici consegnati dalla Corea del Nord Sarebbero stati accatastati in questo colossale complesso, composto da dozzine di bunker protetti da un perimetro difensivo potenziato per respingere raid terroristici e assalti di incursori.
Adesso l'intera struttura è in fiamme, con continue esplosioni di ordigni che seminano schegge e ogive nel raggio di chilometri.
La popolazione dei villaggi vicini è in via di evacuazione e sui social circolano messaggi che descrivono una situazione caotica, con famiglie abbandonate in frazioni isolate che non riescono a trovare una via di fuga. Non è chiaro come sia stato possibile distruggere tutti i bunker. Fonti di Kiev sostengono che di essere riuscite a rovesciare sull'impianto cento droni killer che hanno volato per quasi 700 chilometri prima di cadere sui magazzini. I velivoli senza pilota però non hanno mai dimostrato la capacità di perforare strutture in cemento armato: deve essere stata opera di missili a lungo raggio.
E l'obiettivo si trova fuori del raggio d'azione degli Storm Shadow europei. Restano due ipotesi logiche, prive di riscontri: che sia stato un sabotaggio provocato da incursori sul terreno, forse sincronizzato con la pioggia di droni. Quelli che i tecnici di Kiev sono riusciti a produrre un missile nel lungo raggio capace di penetrare all'interno dei rifugi ciechi. In entrambi i casi, saremmo davanti a una svolta.