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Ecco il vero problema (remoto) che sta frenando la Red Bull nella corsa al Mondiale


Come ammesso da Horner dopo Baku, i guai della RB20 hanno un'origine lontana. Sarebbero legati a un'evoluzione del fondo introdotta lo scorso anno in Spagna sulla RB19

Paolo Filisetti

18 settembre 2024 (modifica alle 18:24) – MILANO

A seguito del GP dell'Azerbaigian, ha suscitato una eco molto forte una dichiarazione di Christian Horner, in merito ai problemi che tuttora affliggono la RB20. Il team principal della Red Bull, infatti, ha dichiarato che i problemi dell'attuale monoposto hanno un'origine piuttosto remota, addirittura risalendo ad un'evoluzione del fondo introdotto lo scorso anno in Spagna sulla RB19. Si tratta indubbiamente di un'affermazione molto forte, nel senso che indicherebbe come si siano di fatto sovrapposti errori di sviluppo ad errori già presenti lo scorso anno. E' difficile considerare nel dettaglio la conclusione raggiunta dagli ingegneri Red Bull, che di fatto analizza hannoto il comportamento della RB20 dall'inizio stagione, ma dalle nostre fonti molto vicine al team di Milton Keynes, il problema è progressivamente passato da un singolo problema di aerodinamica ad un problema più complesso ovvero di interazione tra la dinamica del veicolo e l'aerodinamica stessa.

sottovalutazione

Per intenderci, in occasione del GP di Spagna dello scorso anno la RB19 aveva adottato un'evoluzione del fondo, che in quel momento appariva decisamente non rilevante. Intendiamo dire che non si trattava di un'ampia evoluzione, bensì di uno sviluppo marginale ai convogliatori inferiori e ai volumi dei canali Venturi, soprattutto nella loro sezione frontale. Oggettivamente, queste modifiche, al momento della loro introduzione non destarono preoccupazione tra gli ingegneri Red Bull, proprio perché le prestazioni della vettura, grazie soprattutto a Max Verstappen, erano praticamente rimaste invariate, consentendogli di vincere anche quel gran premio.

contrasti

L'analisi a posteriori, però, oggi porta a pensare che le difficoltà che invece Sergio Perez incominciò ad accusare, fossero non solo legati a quello sviluppo specifico, ma proprio ad una direzione complessiva di sviluppo che il team aveva intrapreso. Ci riferiamo, anche all'incremento del sottoquadro tra fiancate e fondo che è stato progressivamente incrementato da Baku sino al GP dell'Ungheria. In sostanza, tale direzione di sviluppo, che aveva la funzione di incrementare un terzo flusso diretto verso la parte posteriore della vettura passante sopra il fondo, male si combinava, con l'evoluzione del fondo che vi era stata in Spagna, a cui poi era seguita un'ulteriore evoluzione del bordo del fondo a Silverstone. In sostanza, gli effetti di quelle modifiche erano nell'incrementata sensibilità alle variazioni di altezze da terra della vettura, che fu alla base della pessima gara di Singapore. In quell'occasione, per altro la Red Bull aveva portato una versione di fondo che non fu utilizzata e che invece fu poi introdotta a Suzuka nella gara successiva, ritornando alla competitività. Ma in realtà la modifica al fondo portata in Giappone, seguiva la strada delle precedenti modifiche, di fatto radicalizzando il comportamento della vettura, che all'epoca pareva gestibile dal solo Verstappen.

cambio a baku

In sostanza, a distanza di un anno si potrebbe dire che le difficoltà di Sergio Perez sia con la RB19 sia con la RB20, fossero e siano una cartina di Tornasole che però gli ingegneri Red Bull, non hanno a lungo considerato come rivelatrice di un problema serio sulla vettura. Solo quando Verstappen, nei tempi più recenti, ovvero da circa metà di questa stagione ha iniziato a lamentarsi ripetutamente del comportamento della sua vettura, è suonato l'allarme che ha imposto un'analisi approfondita del problema. A Baku, la vettura, era dotata di un nuovo fondo che molto probabilmente sarà nuovamente utilizzata a Singapore, in attesa di una nuova versione prevista per Austin. Il comportamento della vettura è migliorato, ma non abbastanza per dire che i problemi siano stati del tutto risolti. Il problema è il tempo a disposizione per correggere la direzione di un progetto, che di fatto è nato con precise convinzioni tecniche risultate poi errate. In gioco, ovviamente i titoli iridati, con quello costruttori già compromesso con la McLaren in vantaggio e quello piloti, decisamente non al sicuro.





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