Istruzione

Bronchiolite, la cura salvavita per neonati “solo per alcune Regioni”. Poi la mezza retromarcia


È allerta per la stagione epidemica del virus respiratorio sinciziale tra i bimbi più piccoli ei neonati che può provocare forme gravi di bronchiolite che l'anno scorso hanno causato 15mila ricoveri, di cui 3mila in terapia intensiva e con 16 decessi.

Un'allerta di fronte alla quale desta scalpore la nota del ministero della Salute che avverte come l'anticorpo monoclonale Nirsevimab, un farmaco che riduce i ricoveri del 90%, potrà essere erogato gratuitamente solo dalle Regioni con i conti in regola e non invece in quelle in piano di rientro e cioè Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Una decisione che ha provocato una tempesta di reazioni e ha convinto il ministero a un'immediata mezza retromarcia, valutando l'inserimento del farmaco tra quelli gratuiti a carico del Ssn e quindi per tutti.

La prima decisione “contro” le Regioni in piano di rientro

Il ministero della Salute ha infatti avviato i contatti con l'Aifa, l'Agenzia del farmaco, al fine di rendere disponibile in tutte le Regioni, a carico del Servizio sanitario nazionale e dunque senza oneri per i cittadini, l'anticorpo monoclonale Nirsevimab contro il virus respiratorio sinciziale nei bambini, che può evolvere in casi di bronchiolite anche grave.

La precisazione è arrivata dallo stesso ministero, dopo che come detto una precedente circolare – datata 18 settembre – aveva allertato le Regioni in piano di rientro, prevalentemente al Sud, in merito all'opportunità di garantire autonomamente la somministrazione di questo farmaco pur non essendo incluso nei Lea (Livelli essenziali di assistenza). Nella nota si scriveva infatti che “le regioni in piano di rientro dal disavanzo sanitario (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) non possono ad oggi garantire la somministrazione dell'anticorpo monoclonale”, in quanto si spiega nella nota “trattasi di prestazione extra Lea” cioè al di fuori dei livelli essenziali di assistenza. Mentre le restanti Regioni lo possono garantire “solo a condizione che la copertura finanziaria sia garantita con risorse a carico dei bilanci autonomi regionali”.

Il dietrofront e l'ipotesi del farmaco gratis per tutti

Nella nuova circolare alle Regioni, sempre a firma del direttore generale della Direzione della Programmazione sanitaria, Americo Cicchettisi chiarisce infatti che “in considerazione dei possibili profili di iniquità territoriale nell'accesso alle terapie basate sull'anticorpo monoclonale Nirsevimab-Beyfortus, utilizzato per la cura delle infezioni da virus respiratorio sinciziale (VRS) in età pediatrica, derivabili dall'applicazione della nota del 18/09/2024, il ministero ha già avviato le opportune interlocuzioni con l'Agenzia Italiana del Farmaco e la Direzione Generale della Prevenzione dello scrivente Ministero, al fine di garantire un equo e tempestivo accesso per i pazienti a tutte le terapie approvate che mostrano adeguati profili di appropriatezza, sicurezza ed efficacia su tutto il territorio nazionale”. Il problema nasce in particolare dal fatto che esiste attualmente una normativa restrittiva per le regioni in piano di rientro che rende al momento difficoltosa l'erogazione di farmaci non compresi nella Lea attraverso una decisione autonoma da parte di queste Regioni.



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