Istruzione

Ddl Valditara, risorse limitate per l'applicazione del Metodo Montessori anche alla scuola media. L'analisi della Ragioneria dello Stato: buone intenzioni, ma poche certezze – Orizzonte Scuola Notizie


Mercoledì 25 settembre arriverà il via libera definitivo, da parte del Parlamento, al Ddl Valditara che introduce, tra le altre misure, cambiamenti sul voto in condotta e valutazione alla scuola primaria.

La relazione tecnica allegata al disegno di legge offre un'analisi dettagliata degli impatti economici e organizzativi del provvedimento.

Tra le novità previste, l'articolo 2 introduce importanti cambiamenti per le scuole che applicano metodi didattici differenziati, come il metodo Montessori, Agazzi e Pizzigoni. Ricordiamo che la misura è stata approvata, in corso d'opera al Senaa, con un emendamento presentato da Fratelli d'Italia.

Luci verdi per l'estensione del Metodo Montessori, ma con cautela

La relazione tecnica conferma la volontà di superare la fase sperimentale per le scuole secondarie di primo grado che applicano il metodo Montessori. Il via libera, però, è condizionato alla presenza di requisiti stringenti, tra cui la disponibilità di spazi e materiali adeguati, la presenza di docenti specializzati e, soprattutto, il rispetto dei vincoli di bilancio. La relazione sottolinea come il numero di scuole che potrebbero effettivamente attivare queste classi sia limitate (circa 85), proprio a causa delle risorse limitate.

Un aspetto cruciale riguarda l'organico: l'attivazione delle classi Montessori è subordinata alla presenza di docenti in possesso di un titolo di specializzazione specifica per la scuola secondaria di primo grado. Un requisito che, secondo la relazione tecnica, non dovrebbe comportare oneri aggiuntivi per lo Stato, dato che i corsi di specializzazione sono a carico dei corsisti.

Metodo Agazzi e Pizzigoni: buone intenzioni, ma poche certezze

Se per il metodo Montessori la strada sembra spianata, per i metodi Agazzi (scuola dell'infanzia) e Pizzigoni (scuola primaria) la situazione è più nebulosa. La relazione tecnica si limita a confermare la possibilità per il Ministero di autorizzare corsi di specializzazione presso università ed enti di formazione, con costi a carico dei partecipanti.

Tuttavia, mancano indicazioni precise sulle risorse che saranno effettivamente stanziate per la formazione dei docenti e per supportare le scuole che intendono adottare questi metodi. La relazione si limita a un generico riferimento alle “risorse finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente”senza fornire numeri o dettagli specifici.

Dubbi e perplessità: la parola passa al Parlamento

La relazione tecnica, pur evidenziando la volontà di promuovere la diffusione di metodi didattici innovativi, lascia aperte alcune questioni cruciali. In particolare, l'assenza di impegni finanziari concreti per i metodi Agazzi e Pizzigoni rischia di tradursi in un nulla di fatto, vanificando le buone intenzioni iniziali. Per la Ragioneria dello Stato, dunque, sarà compito del Parlamento, durante la discussione della legge, chiedere al Governo maggiori garanzie sul fronte delle risorse, per evitare che la riforma si traduca in un semplice maquillage e che i metodi Agazzi e Pizzigoni restino confinati in una nicchia di istituti privilegiati.



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