News

Serena Milano: «Le Terre Alte, una risorsa per le crisi dell’oggi»



«Rappresentano l'80% del nostro territorio ma sono considerati marginali, le Terre Alte in Italia sono un paradosso. Eppure custodiscono grandi opportunità, rispondendo a tutte le urgentizze di oggi: crisi climatica, sicurezza alimentare e del territorio». Paradossali ma anche foriere di benessere, le Terre altre – ovvero le aree collinari e montuose – saranno protagoniste della prossima edizione di Terra Madre, il Salone del Gusto di Torino promosso da Slow Food dal 26 al 30 settembre. Ne parliamo con Serena Milano, direttrice di Slow Food Italia.
Come stanno le Terre alte in Italia?
«Sono del tutto dimenticato. Rossano Pazzagli, direttore della Scuola di paesaggio Emilio Sereni, parla di “scivolamento del Paese a valle”. Oggi vivere in montagna significa fare grandi rinunce e non avere i servizi di base che dovrebbero essere un diritto di tutti. Chi vive nelle aree interne non ha gli stessi diritti di chi vive in città. Qualche esempio? Ospedali lontanissimi e scuole dell'obbligo anche a un'ora di pulmino di distanza».
Una carenza limitante, su cui probabilmente incidono i costi dei servizi
«C'è stata una sorta di darwinismo sociale, per cui i servizi si garantiscono sulla base dei numeri. Così si smantellano gli uffici postali, gli sportelli bancari, gli ambulatori. Una scelta miope, anche perché non possiamo dimenticare che presidiare le Terre alte porta vantaggi anche per chi vive in pianura: un territorio curato, ad esempio un bosco, significa meno incendi e meno slavine. Se non si tiene in sicurezza il territorio, le conseguenze prima o poi arrivano a valle».
Quali sono le risorse delle Terre Alte?
«La montagna ha risorse straordinarie come il silenzio, l'aria e l'acqua pulita, la biodiversità, che oggi sono quasi “privilegi”. Un “prato stabile” (non coltivato, ndr) supera le 100 biodiversità ed è un serbatoio di carbonio a contrasto della crisi ambientale, ma ha bisogno della pastorizia, altrimenti viene invaso dalla boscaglia. E si badi bene: la pastorizia fatta con consapevolezza non è un residuo del passato, risponde a necessità attualissime come, appunto, mettere in sicurezza il territorio e preservare una produzione alimentare sana: basta assaggiare il latte degli animali che vivono in alpeggio per rendersi conto delle qualità di gusto e nutrizionali del prodotto».
Ci si scontra però con le difficoltà dell'abitare e del lavorare in montagna…
«Le aziende chiudono una dopo l'altra. Come dicevamo, c'è un problema di costi, burocrazia e scarsità dei servizi. Ma tanti giovani vorrebbero vivere in montagna e il lavoro non mancherebbe. Dopo la pastorizia, prendiamo ad esempio la coltivazione dei castagneti: con le castagne si fanno farine, dolci, legno, cura del bosco… fatte in ottica moderna queste attività possono diventare i mestieri del futuro, non è il mondo che fu!».
Servirebbe un cambiamento di prospettiva…
«Le Terre alte possono essere il futuro, un futuro di benessere e felicità».





Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *