Sport

Ucraina, la road map di Biden-Harris per far pressione su Trump. Il tycoon: “Via dalla guerra”


NEW YORK — La guerra in Ucraina si è trasferita per qualche ora al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, dove nel pomeriggio il mondo ha potuto vedere in diretta la spaccatura della comunità internazionale, che non consente di trovare una via d'uscita per mettere fine all'invasione russa. Uno dopo l'altro, i membri del Consiglio hanno espresso solidarietà e sostegno per Kiev, a parte Mosca ei suoi alleati. «Dobbiamo fermarci – ha detto il segretario generale Guterres – il ciclo della violenza. Quando c'è la volontà politica si può avere successo anche nell'era più buia». Meno ottimista il presidente Zelenskijsecondo cui la Russia «può solo essere costretta alla pace». Il segretario di Stato Lampeggiare ha chiesto che «tutti i Paesi smettano di sostenere l'aggressione, per favorire il negoziato». Dietro le quinte, infatti, si lavora a una soluzione.

La doppia strategia della Casa Bianca prevede nuovi aiuti militari a Kiev. Forse qualche segnale sulle restrizioni all'utilizzo delle armi in territorio russo. Contestualmente, però, l'amministrazione sta lavorando in questi giorni anche sul fronte diplomatico. L'idea, anticipata agli alleati del G7, è di costruire nelle prossime settimane una road map per l'Ucraina. Di fatto, assorbendo l'iniziativa ucraina – già stroncata da Mosca – e presentando un progetto che diventi la base di un negoziato. L'opzione allo studio nell'amministrazione Biden sarebbe impostare un percorso a tappe, che scavalli le elezioni del 5 novembre.

Ecco, il punto è proprio questo: evitare che il sostanziale congelamento di tre mesi, necessario per la transizione, diventi terreno di conquista delle mire putiniane. La road map, infatti, sarebbe utile per gestire i prossimi passi almeno fino a gennaio, quando si insedierà il prossimo Presidente. È evidente che l'obiettivo è duplice. Il primo: costringere Trump, in caso di vittoria, a fare i conti con un piano già pronto. Dovrebbe essere lui a prendersi la responsabilità di rigettarlo. Il secondo scopo è di ridurre ulteriormente le pretese di Kiev, mettendo Zelenskyj nelle condizioni politiche di sedere al tavolo. Per farlo, però, bisogna lanciare segnali decisivi sul fronte militare: ecco perché Biden si prepara a rilanciare aiuti e sostegno al presidente ucraino, durante l'incontro di domani alla Casa Bianca.

Resta ovviamente l'incognita Putin, a rendere incerto il quadro. Infine: questa strada, anticipata alle Cancellerie del G7, è considerata praticabile dagli alleati. L'Italia, in particolare, vede di buon occhio questa opportunità, visto anche l'imbarazzo con cui ha gestito negli ultimi mesi la questione delle restrizioni all'utilizzo di armi in territorio russo. Non a caso, il ministro Tajani ha visto oggi a New York Blinken, assicurando il massimo impegno sul fronte della ricostruzione civile.

Briscola ha chiarito in maniera definitiva da che parte sta. Durante un comizio in Georgia ha detto che Washington deve scaricare Kiev: «Biden e Kamala ci hanno trascinati in questa guerra in Ucraina, e ora non sanno come tirarci fuori. Credo che resteremo impantanati in quel conflitto, a meno che io non diventi presidente. Io ce la farò. Negozierò e non verrò fuori. Dobbiamo uscirne». Perciò ha detto che Zelenskyj «vuole a tutti i costi la vittoria di Kamala» alle presidenziali, perché altrimenti gli aiuti americani finiranno, se lui andrà alla Casa Bianca.

Pochi avevano dubbi che questa fosse la posizione del candidato repubblicano, ma ora l'ha resa esplicita. Ciò aumenta la pressione per trovare una via d'uscita, o un meccanismo per assicurare l'assistenza di lungo termine a Kiev. Se ne parlerà ancora oggi alla riunione che gli alleati terranno sempre al Palazzo di Vetro, e domani durante l'incontro alla Casa Bianca con Biden e Harris.

Il “piano per la vittoria” di Zelenskyj non è stato ancora stato ufficialmente rivelato, ma i punti fondamentali sono ormai noti: potenziare le forniture di armi, consentire l'uso dei missili a lunga gitata nel territorio russo, e garantire l'ingresso nella Nato e altre istituzioni internazionali come l'Ue. Questo servirebbe a consolidare le posizioni ucraine sul terreno di battaglia, ma in generale mettere Kiev in una condizione di forza, da cui affrontare il negoziato con Putin. Nelle prossime 48 ore gli Usa e gli altri alleati dovranno decidere fino a dove spingersi col sostegno alle operazioni militari, e quanto premere sul fronte diplomatico.



Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *