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Al via Detectives di Pino Rinaldi, sei nuovi cold case italiani – Tv – Ansa.it


Sei puntate in cui indagare 'casi risolti e irrisolti', come recita il sottotitolo, della cronaca nera italiana. Sono quelle della terza edizione di 'Detectives', il programma condotto da Pino Rinaldi che riparte il 29 settembre su Rai 3 in seconda serata. Novità di questa stagione: in studio Anna Maria Giannini, professoressa di Criminologia Forense alla Sapienza di Roma, e Arije Antinori, esperto in Criminologia e Sociologia della Devianza per lo stesso Ateneo. L'obiettivo resta puntato sui cold case: “per non dire sciocchezze”, ha spiegato Rinaldi alla presentazione della stagione, oggi in viale Mazzini, a Roma. “Quante persone sono finite nella macchina del fango per poi scoprire che non c'entravano niente”, ha aggiunto. E il pensiero corre subito alla corsa dietro l'ultima notizia, “un rischio della televisione”, ha sottolineato, anche alla luce dell'ultimo caso di questo tipo, la diretta di Pomeriggio Cinque nel corso della quale Lorenzo Carbone ha dichiarato di aver ucciso la madre. Dopo l'ammissione “io avrei chiuso la telecamera”, ha commentato il giornalista, che ai tempi del caso Carretta aveva atteso due giorni prima di mandare in onda la confessione che aveva avuto in esclusiva. Ma empatizza con il cronista di Pomeriggio Cinque: “non so quanto fosse consapevole di quello che stava accadendo, è un'esperienza dura”.

La prima puntata sarà dedicata all'omicidio di Cristiano Aprile, ucciso a coltellate a soli 12 anni il 24 febbraio 1987 a Roma. Poi, in ordine, quelli che hanno coinvolto Lavinia Ailoaiei, Francesca Moretti, Roberto Klinger, Mahtab Savoji e Giusy Potenza. In 'Detectives', a differenza di altri esempi di 'true crime', non si ricerca un “voyeurismo morboso”, come ha affermato il direttore di Rai Approfondimenti, Paolo Corsini, ma “uno stile sobrio”. Anche grazie alla collaborazione con la Polizia di Stato, i cui agenti e investigatori coinvolti nelle indagini raccontano il proprio punto di vista, e che aiuta nell'accesso alla documentazione necessaria per interpretare gli eventi del passato. Il risultato è che lo spettatore scopre una parte “importantissima dell'attività dell'investigatore”, secondo Alessandro Giuliano, direttore centrale Anticrimine Polizia di Stato, ovvero il fatto che “non è fatta solo dei risultati positivi o della parte eclatante, perché durante un 'indagine complessa ci sono lunghi tempi di attesa, delusioni”, e si può anche non arrivare a un risultato. Così per i casi irrisolti, per i quali a fine trasmissione arriva sempre l'invito a condividere eventuali informazioni mai riferite agli inquirenti: “cerchiamo di trovare un elemento, un'informazione che, se dati agli organi preposti, può aiutare a riaprire un caso “, ha concluso Lorenzo Torraca, amministratore delegato di Verve media company.

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