News

«Siate una Chiesa che balla, camminando insieme, accogliente per i fratelli e attenta al creato»


È una Chiesa «impegnata nello sviluppo integrale, nella presa in carico dei malati, dei poveri e degli emarginati», «non attaccata ai valori materiali, ma al servizio di Dio e degli uomini e dlele donne della nostra società», come ha spiegato il cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, quella che il Papa incontra in cattedrale. Attenta ai giovani, alla loro cura pastorale ea che non si ripetano abusi. In cui si presta particolare attenzione «agli anziani, ai malati, ai rifugiati, ai prigionieri, ai senza tetto», come testimonia Christine Christine Bubhardt, vicepresidente del consiglio pastorale diocesano, ma soprattutto in cui si lavora in contesti multilinguistici e multiculturali. QUi, dove il 47,4 per cento degli abitanti non è lussemburghese e in cui ogni giorno venogno a lavorare 214mila frontalieri, si vive la «diversità come sfida quotidiana e come una ricchezza», insiste syo Maria Perpétua Coelho Dos Santos, che parla in rappresentanza delle comunità liturgiche. SI parla lussemburghese, portoghese, francese, italiano, inglese, capoverdiano, ucriano e polacco, vietnamita, filippino… E «tutti, tutti tutti» trovano il loro posto. «Tutti», riprende Diogo Gomes Costa, «come lei ci ha fatto ripetuto durante la Gmg di Lisbona». Papa Francesco parla un po' a braccio e un po' leggendo e sottolinea subito quanto il motto scelto per la visita “Per servire” sia in sintonia con il Giubileo mariano con cui la Chiesa lussemburghese ricorda quattro secoli di devozione a Maria Consolatrice degli afflitti, Patrona del Paese.

«Consolare e servire, infatti, sono due aspetti fondamentali dell'amore che Gesù ci ha donato, che ci ha affidato come missione e che ci ha indicato come unica via della gioia piena», dice il Papa. Per questo tra poco, nella preghiera di apertura dell'Anno mariano, chiediamomo alla Madre di Dio di aiutarci ad essere “missionari, pronti a testimoniare la gioia del Vangelo”, conformando il nostro cuore al suo “per metterci al servizio dei nostri fratelli” ».

In una cattedrale gremita i fedeli hanno aspettato per ore pregando e suonando, ascoltando testimonianze. Anche il granduca con sua moglie, ben prima dell'arrivo di Francesco, hanno dato il loro contributo alla meditazione. Nonostante la pioggia, tutto intorno all'edificio la folla si raduna per partecipare, anche se a distanza, all'evento.

Il Pontefice, che al termine dell'incontro saluta anche i fedeli assiepati all'esterno, si sofferma su tre parole e, prendendo spunto anche dal balletto del Gruppo Laudato si', parla di servizio, di missione e, soprattutto, di gioia.

Il servizio, sull'esempio di Francesco d'Assisi, significa abbracciare il lebbroso e curarne le piaghe. Il Pontefice sottolinea l'urgenza dell'accoglienza. «Lo faccio qui, tra voi, in modo particolare, perché il vostro Paese ha e mantiene viva, in questo campo, una tradizione secolare, come ci ha ricordato Suor Maria Perpetua, e come più volte è emerso, anche nelle altre testimonianze, nel grido: “todos, todos, todos!”, “tutti, tutti, tutti!”, ripetuto in varie occasioni. Sì, lo spirito del Vangelo è spirito di accoglienza, di apertura a tutti, e non ammettere nessun tipo di esclusione. Vi incoraggiamo, dunque, a rimanere fedeli a questa eredità, continuando a fare del vostro Paese una casa amica per chiunque bussi alla vostra porta chiedendo aiuto e ospitalità».

Il Papa parla di un dovere di «giustizia prima ancora che di carità» e incoraggia, come fece prima di lui Giovanni Paolo II, i giovani lussemburghesi a tracciare il cammino per «un'Europa non solo delle merci e dei beni, ma dei valori , degli uomini e dei cuori», in cui il Vangelo sia condiviso «nella parola dell'annunzio e nei segni dell'amore».

E poi la missione, che significa anche pensare a come evolvere la Chiesa in una società secolarizzata, a come maturazione, a come cresce. «Non si ripiega su sé stessa, triste, rassegnata, risentita; accetta piuttosto la sfida, nella fedeltà ai valori di sempre, di riscoprire e rivalorizzare in modo nuovo le vie di evangelizzazione, passando sempre più da un semplice approccio di cura pastorale a quello di annuncio missionario. E per fare questo è pronta ad evolvere: ad esempio – come ci ha ricordato Christine – nella condivisione di responsabilità e ministri, camminando insieme come Comunità che annuncia e facendo della sinodalità un “modo duraturo di relazionarsi” tra i suoi membri».

Loda i giovani «che hanno interpretato, poco fa, alcune scene del musical Laudato si'. Bravi! Grazie per il dono che ci avete fatto! Il vostro lavoro, frutto di uno sforzo comunitario che ha coinvolto molti nell'Arcidiocesi, è per tutti noi un segno doppiamente profetico! Ci ricorda, in primo luogo, le nostre responsabilità nei confronti della “casa comune”, di cui siamo custodi e non despoti. Poi però ci fa anche riflettere su come tale missione, vissuta insieme, costituisce di per sé un meraviglioso strumento corale per dire a tutti la bellezza del Vangelo. E questo è importante per noi: ciò che ci spinge alla missione, infatti, non è il bisogno di “far numero”, di fare “proselitismo”, ma il desiderio di far conoscere a più fratelli e sorelle possibili la gioia dell'incontro con Cristo».

E riguardo alla terza parola Francesco insiste sull'esperienza fatta a Lisbona, durante la Gmg, «la felicità provata la vigilia della festa, nell'attendere, assieme a coetanei di ogni provenienza e nazione, il momento del nostro incontro, come pure l' emozione di risvegliarsi, il mattino dopo, circondato da tanti amici; e ancora l'entusiasmo provato durante la preparazione fatta insieme in Portogallo e l'allegria, dopo un anno, nel riunirsi con gli altri qui in Lussemburgo. Vedete? La nostra fede è così: è gioiosa, “danzante”, perché ci dice che siamo figli di un Dio amico dell'uomo, che ci vuole felici e uniti, e che di nulla è più contento che della nostra salvezza». A danza è anche una tradizione lussemburghese. Francesco ricorda «la processione di primavera – Springprozession –, che a Pentecoste si svolge ad Echternach, in ricordo dell'infaticabile opera missionaria di San Willibrord, evangelizzatore di queste terre. L'intera città si riversa ballando per le strade e per le piazze, assieme a tanti pellegrini e visitatori che accorrono, e la processione diventa una grandissima, unica danza. Grandi e piccoli, tutti ballano insieme verso la Cattedrale – quest'anno perfino sotto la pioggia, ho saputo –, testimoniando con entusiasmo, nel ricordo del santo Pastore, quanto è bello camminare insieme e ritrovarci tutti fratelli attorno alla mensa del nostro Signore».

Infine, tra l'emozione dei presenti, apre il Giubileo mariano, dopo aver raccolto in silenzio davanti alla statua della Consolatrice degli afflitti, con una preghiera che affida a tutta la comunità:

«Santa Maria, Madre di Dio», recita,

«Madre di misericordia e di bontà,

guarda i tuoi figli che si rifugiano sotto il manto della Tua protezione e della Tua sollecitudine materna;

Tu li conosci e loro non cessano di sceglierTi come Madre e Patrona.

Nel corso dei secoli Ti sei manifestata a coloro che Ti hanno implorato nella notte della loro storia e nelle

tribolazioni della loro vita come rifugio e Madre.

Eccoci alle soglie del quarto centenario della Tua venerazione come Consolatrice degli afflitti da parte di

questo popolo che Ti ama.

Che il Giubileo che oggi apro sia per i fedeli l'occasione per una sincera conversione al Tuo Figlio, Cristo

Gesù.

Che rinnovino gli impegni del loro battesimo per diventare sempre più discepoli missionari, pronti a

testimoniare la gioia del Vangelo.

Maria Santissima, Patrona della città e del Paese di Lussemburgo, Serva del Signore, Ti preghiamo:

consolati dalla Tua preghiera di intercessione, conforma il nostro cuore al Tuo per metterci al servizio dei nostri fratelli e sorelle e lodare così il Tuo Figlio, Cristo, nostro Signore. Amen”.





Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *