Economia Finanza

L’operazione che ha ucciso il capo di Hezbollah e gli scenari che si aprono in Medio Oriente



Incognita Iran

Poco dopo l'operazione su Beirut Ali Khamenei, massima autorità nonché guida spirituale della Repubblica islamica dell'Iran, è stato portato in un luogo sicuro dai Guardiani della rivoluzione. Dopo aver decretato cinque giorni di lutto nazionale (in Libano il Governo ne ha annunciati tre), Khamenei ha avvertito che il sangue di Nasrallah «non rimarrà impunito» ed ha invocato l'unità di tutti i musulmani contro Israele. «Possiamo inviare truppe in Libano per combattere contro Israele, proprio come abbiamo fatto nel 1981» ha detto l'ayatollah Mohammad Hassan Akhtari, vicepresidente dell'Iran per gli affari internazionali.

Una mossa che, se adottata (cosa tutt'altro che scontata), verrebbe probabilmente considerata da Israele alla stregua di una dichiarazione di guerra. «Chiunque ci colpirà, lo colpiremo. Non c'è posto in Iran o in Medio Oriente che il lungo braccio di Israele non possa raggiungere, e oggi sapete già quanto ciò sia vero. Siamo determinati a continuare a colpire i nostri nemici», ha dichiarato ieri il premier israeliano Benjamin Netanyahu di ritorno da New York. Netanyahu ha così motivato la sua decisione di approvare l'operazione: «L'eliminazione di Nasrallah favorisce il ritorno dei nostri residenti alle loro case nel nord, e promuove anche il ritorno dei nostri rapiti: più Hamas e Yahya Sinwar vedono che Hezbollah non verrà a salvarlo, maggiori saranno le possibilità del ritorno degli ostaggi».

Ieri i raid aerei israeliani sulla capitale del Libano e su altre aree del Paese sono continuati per tutto il giorno. Tra le vittime illustri, il vicepresidente del Consiglio esecutivo di Hezbollah, Sheikh Nabil Qaouk, e Hassan Khalil Yassin, comandante della divisione di intelligence che individua i siti militari e civili israeliani da colpire.

La morte di Nasrallah è un colpo durissimo. Per l'Iran, e soprattutto per Hezbollah, la cui leadership è stata decimata in dieci giorni e che ora appare frastornata e incapace, al di là delle decine di razzi sparati dal confine, di una reazione coordinata.

Cosa farà Israele?

La sensazione è che Israele si sta preparando ad entrare nel sud del Libano con le forze di terra, almeno per alcuni chilometri. Solo in questo modo riuscirebbe a neutralizzare i pericolosi missili anti carro (la cui gitata è di 3-4 km) che il sistema antimissile Iron Dome non può intercettare. Dal 7 di ottobre ne sono stati sparati centinaia contro il territorio ei centri abitati sul confine.



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