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Italia da rifondare. Bennati deluso dai suoi azzurri: “Chiedo scusa”. Ora dimissioni?


Dopo il pasticcio all'Europeo, italiani mai così male dal 1950 al Mondiale. Il ct voleva un'altra opinione: “È mancata anche la rabbia agonistica”




Giornalista

2 ottobre – 09:13 – MILANO

Sul percorso di Zurigo abbiamo visto centinaia di bandiere tricolori, non le maglie azzurre. La Squadra, come è chiamata con rispetto all'estero, si è sciolta sul lungolago nella prova iridata dominata da Pogacar, e in Italia sono rientrati soltanto i cocci. Era dal 1950, quando nessuno dei sei azzurri al via (c'era anche Bartali) arrivò al traguardo, che non andavamo così male a un Mondiale: il primo è stato Giulio Ciccone, 25° a 6'36”. E Daniele Bennati, il ct che ha preso il posto di Cassani dal 2022, non ci sta a fare il capro espiatorio. “Quando le gambe non ci sono, il risultato è questo. Mi aspettavo di più, ovvio. Mi aspettavo che facessimo una gara più dignitosa. Non avevo consigliato a nessuno di andare dietro a Pogacar, che è di un altro pianeta. Volevo che fossimo protagonisti, a prescindere dal risultato. Se mi piacerebbe continuare? Vediamo se ci sono le condizioni”. E ieri, in un post su Instagram, ha aggiunto: “Domenica, oltre alle gambe, è sicuramente mancata una giusta dose di rabbia agonistica. E di questo mi sento in dovere di chiedere scusa, anche a nome di tutta la squadra, ai numerosi sportivi italiani che a Zurigo ci hanno fatto sentire il loro calore ea tutti quelli che ci hanno seguito alla tv”. Con gli amici più vicini è andato oltre. In maniera sofferta – perché Daniele è nato con la pelle azzurra per il suo legame fortissimo con l'Italia e la Nazionale, lui regista con Cassani in ammiraglia – ha ripetuto che alle dimissioni ci pensava, certo. Non subito, ma si sarebbe preso dei giorni per decidere, perché se il problema del ciclismo fosse stato lui, allora avrebbe cercato altre strade. Non avrebbe accettato, insomma, progetti non chiari.

non lo so

Tutti i commissari tecnici scadono il 31 dicembre, a gennaio le elezioni federali. Il presidente Cordiano Dagnoni si ricandiderà, così come l'ha già annunciato Silvio Martinello, ma le loro posizioni sui nomi sono all'opposto. L'Italia sarà da rifondare, anche perché c'è già una casella chiave da coprire: il ct femminile strada Paolo Sangalli, in mancanza di certezze, ha accolto la proposta e diventerà uno dei direttori sportivi della Lidl Trek di Elisa Balsamo. E sappiamo che alcune squadre top avrebbero sondato Bennati per un ruolo da top manager.

ordini disattesi

Bennati si è sentito molto deluso dai suoi ragazzi sia all'Europeo sia al Mondiale. Nella prova continentale in Belgio sapevamo di avere la carta giusta da giocarci in volata, Jonathan Milan, e infatti siamo arrivati ​​all'ultimo chilometro in testa al gruppo, con Ballerini e Consonni pronti a lanciarlo. Ma in quel frangente tutto ciò che Bennati aveva detto nelle riunioni è stato disatteso: lui, velocista di spessore, aveva raccomandato di non fare la volata di testa per non essere rimontati. Puntualmente è successo. Perché né Ballerini né Consonni hanno avuto le gambe per dare un cambio di ritmo alla Nazionale perfetta sino a quel momento. Se l'avessero avuto, Milan avrebbe sulle spalle la maglia bianca a stelline blu. Invece Johnny non ha fatto lo sprint.

bilancio

Al Mondiale abbiamo visto la peggior prestazione non solo di risultato ma anche di anima e cuore. La Nazionale si è sfaldata: il migliore è stato Mattia Cattaneo, che si era fatto trovare preparato all'Europeo (3° a crono) e al Mondiale nella cronostaffetta mista, bronzo, con una prestazione esemplare in salita. A Zurigo è stato il primo a muoversi nel momento caldo, a 120 km dall'arrivo, in un gruppetto buono sul quale è rientrato poi Pogacar. Quando Tadej è partito, Andrea Bagioli si è gettato alla sua ruota ma è durato meno di mille metri. Che cosa aveva detto Bennati? “Guai a seguire Pogacar, lasciatelo andare”. E allora perché bruciarsi così?

punti

Bennati paga la mancanza di corridoi per un Mondiale da protagonisti. Ha ereditato la Nazionale nel momento peggiore, senza Nibali e Colbrelli e con un solo corridoio da giocare: Alberto Bettiol, che con grande onestà si era tirato fuori perché non sentiva le gambe giuste. All'Italia sono personaggi indispensabili come Viviani, Trentin e Ganna, che non si tirano mai indietro e hanno un ruolo carismatico nello spogliatoio. Sono loro che spiegano cosa significa indossare l'azzurro, fanno sentire l'attaccamento, il peso e l'orgoglio della maglia. A Zurigo mancava il trascinatore e senza radioline i corridoi non sono riusciti a gestirsi in proprio. Ci sarà parecchio da parlare prima del prossimo storico Mondiale in Ruanda, Africa.





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