Istruzione

Aprea (Forza Italia): “La meritocrazia può sembrare giusta ma non è inclusiva”. E sullo Ius Scholae: “Ne sono convintissima” – Orizzonte Scuola Notizie


In un'intervista a Il Riformista, Valentina Aprea, ex sottosegretaria all'Istruzione, Università e Ricerca e responsabile del dipartimento Istruzione di Forza Italia, ha delineato la sua visione di scuola, ponendo al centro la persona e la “liberazione del talento”.

“Non siamo per una scuola della meritocrazia, siamo per una scuola della meritorietà”ha affermato Aprea. “La meritocrazia può sembrare giusta ma non è inclusiva; classifica le persone ma non spinge a cogliere il punto di eccellenza di ciascuno”. L'obiettivo, secondo Aprea, non dovrebbe essere quello di promuovere o bocciare, ma di consentire a ogni studente di trovare la propria strada. “Dobbiamo concepire una scuola in cui tutti siano promossi, e cioè in cui ciascun ragazzo riesca a trovare la propria realizzazione”ha spiegato.

Per raggiungere questo obiettivo, Aprea ritiene fondamentale la flessibilità dei percorsi educativi, con la possibilità di specializzazioni continue che vanno oltre la scuola superiore e l'università, in un'ottica di educazione permanente. “Abbiamo bisogno di competenze avanzate, percorsi flessibili […] inseriti in filiere formative tecnologico-professionali aperte all'innovazione continua”ha dichiarato, richiamando il recente rapporto europeo di Mario Draghi sulla necessità di un'istruzione adeguata per tutti i giovani.

Riguardo all'istruzione tecnico-professionale, Aprea ha evidenziato l'importanza degli ITS Academy, “perché per la prima volta la formazione non è solo di proprietà scolastica, ma le politiche dell'istruzione si connettono con quelle del mondo produttivo e della ricerca”. Ha inoltre auspicato cicli scolastici più brevi, in linea con l'esigenza di una formazione continua lungo tutto l'arco della vita lavorativa.

Infine, Aprea ha ribadito il suo sostegno allo Ius Scholae: “Ne sono convintissima. Questi ragazzi non solo parlano l'italiano, ma anche i nostri dialetti. Diventano italiani studiando”.



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