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‘Solo dietro le sbarre ho compreso il valore della libertà’



Sì, c'è ancora un domani
di Massimo Biagini

Ti scrivo cara coscienza, ti scrivo perché sono certamente convinto che ci sia ancora un domani. C'è sempre un domani, ora lo vedo sfuggente, aleatorio, incorporeo. La mia esperienza nel carcere è stata, nonostante tutto, edificante, istruttiva. Ho varcato il cancello in età maturazione, ho conosciuto un mondo che mai avrei pensato e nemmeno immaginato che esistesse. Un mondo fatto di regole, di disciplina, di privazioni. Si chiama acquiescenza, il sottostare forzato alla volontà altruistica. In questo caso si tratta proprio della volontà di chi è stato legittimato a imporre questa regola. La privazione della libertà è una lezione che in modo brutale ti fa capire quanto essa sia preziosa. Nella società civile non ci si rende conto di quanto sia importante la libertà, è scontata, automatica, un diritto incommutabile, ma non è così.
Solo quando la perdita ne apprezza il vero valore.

Ci sarà certamente un domani per tutti. Ci sarà un domani per i criminali veri, quelli che nulla al mondo e nemmeno il carcere più duro ne scalfirà minimamente l'istinto predatorio, quasi animale di cui sono materia viva. Queste persone (per fortuna una piccola minoranza) non vedranno mai la via del reinserimento nella società perché loro la società la rifuggono. Vivono nel loro mondo fatto di devianze, di violenza, di forza fisica che trova ampio spazio grazie anche ad un livello di scolarità quasi nullo che amplifica a dismisura un ego proiettato esclusivamente all'aspetto materiale ed epicureo della vita, senza valori, senza coscienza, senza Dio. Ci sarà un domani anche per loro ma l'esito è già scontato: è l'effetto delle “porte giravoli”. Esci da una parte per poi rientrare da un'altra per ricominciare tutto daccapo e così di seguito, per tutta la vita.
Ci sarà un domani, mi auspico, per quel numero impressionante di giovani e meno giovani dì cui ho avuto conoscenza diretta, completamente assuefatti e ingoiati dall'universo mondo delle sostanze stupefacenti. Voglio chiamarle vittime. Vittime nella maggior parte di casi di famiglie disgregate e senza una guida, di ambienti dove il degrado sociale regna sovrano, immersi totalmente in un mondo virtuale che esalta i soldi facili e veloci e ne esaspera rabbia e ribellione, semenzaio preoccupato di bande di giovani che poi scaricano in aggressioni sempre più frequenti il ​​male di vivere che li pervade e trovano nella droga una via di fuga dalla realtà non sapendo che quella via di fuga non porterà mai da nessuna parte. Li ho visti con i miei occhi, giovani con alle spalle decine e decine di denunce per furto, rapina, scippi, con l'unico scopo di trovare il denaro per farsi l'ennesimo buco e fuggire in un altro mondo.
Li ho visti come zombie, con la mente obnubilata da pesanti dosi di metadone e psicofarmaci vagare con gli occhi vacui ed un volto senza espressione, li ho visti esplodere di rabbia per un nonnulla, li ho visti sporchi, trasandati persi nel loro mondo al contrario . Mi auguro veramente che ci sia un domani per loro, mi auguro che una mano caritatevole li aiuti ad uscire da quel labirinto infernale.
Ci sarà un domani anche per gli ultimi, i dimenticati, i reietti della società. Persone senza famiglia, senza casa, senza futuro che vivono di espedienti. A volte travalicano le regole più per necessità che per altro. È diventato un detto ormai comune, “chi ruba una mela va in galera, chi ruba miliardi…”. Pensavo fosse una leggenda metropolitana, invece no, esiste. Per fortuna ci sono le associazioni di volontariato che svolgono una missione importantissima di assistenza, di sostegno, di vicinanza umana, a loro va il mio eterno grazie.
Ci sarà un domani anche per le persone che purtroppo sono incappate in atti che ne hanno determinato l'infausta di conseguenza. Persone normali, padri di famiglia, comuni cittadini, che nulla hanno a che vedere con l'istinto malversatore del criminale ma che, purtroppo si sono trovati a commettere atti anche gravi generati in un momento di follia, di rabbia cieca. Liti tra marito e moglie, tra fratelli, addirittura con i genitori. Raptus improvvisi che trovano sfogo dopo mesi e anni di sofferenze nascoste, di incomprensioni, che all'improvviso fanno esplodere tutta l'acrimonia celata con effetti devastanti. Certamente ci sarà un domani anche per loro, ma essi dovranno affrontare una doppia espiazione, la prima riguarda il conto interminabile delle ore dei giorni, dei mesi, degli anni che li separano dalla libertà, la seconda, forse la più dolorosa, è la” revisione critica” che dovrà essere intrapresa con la propria coscienza. Un percorso difficile che porterà a meditare, ricordare, rivivere ogni minuto con lapalissiana mestizia il motivo che ha generato quell'evento per poi pensare, analizzandosi nel profondo, che si sarebbe potuto evitare, che sarebbe bastata una parola in meno, che sarebbe bastato abbassare l'asticella che ci sarebbero state mille altre soluzioni, L'uomo per sua stessa natura è un essere imperfetto ed è per questo motivo che chiunque, anche il più specchiato e morigerato potrebbe incappare in un errore fatale.
Credo pertanto che ci sia un domani per tutti perché tutti hanno il diritto di avere una seconda possibilità. In quelle mura, dietro quelle sbarre ci sono persone, esseri umani che hanno un cuore, un'anima, esseri pensanti e senzientio. Odio le frasi fatte, le dicerie da cortile: “se stanno in galera è perché se lo meritano e io butterei via la chiave”. Quante volte le abbiamo sentite. Se stanno in galera è perché qualcosa avranno fatto, e ciò è stabilito da qualcuno che “oltre ogni ragionevole dubbio” ne ha decretato il destino, ma questo non deve permettere di relegare queste persone che hanno certamente sbagliato ad essere bollati come scarti della società, una persona da accatastare come animali in celle invivibili, lasciata galleggiare in uno stagno immobile che divora dignità e sentimenti.
Ci sarà, e ci sarà sempre un domani per tutto il personale di sorveglianza che svolge un compito difficilissimo, chiamatimente a far rispettare le regole in una realtà dove la macchina della giustizia sforna ogni giorno nuovi “ospiti” ea loro spetta l'ingrato compito di gestire persone giustamente dalle più disparate culture, con pochi strumenti e carenza di personale. Ma dall'altra parte delle sbarre ho visto, conosciuto e parlato con uomini che fanno il loro lavoro con dedizione, con impegno e professionalità lasciando ampio spazio anche a doti di innata umanità.
Cara coscienza, ho conosciuto un mondo diverso, ho sofferto moltosono passato tra le forche caudine che hanno demolito la mia dignità di uomo ma ho avuto il tempo di pensare, ho avuto il tempo di riflettere nel profondo e uscirò da qui molto più arricchito, molto più sensibile. Tutto questo mi aiuterà a vedere la società civile da un'altra prospettiva, meno cinica, più umana.





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