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Palloni scippati, errori e gerarchie saltate: dietro il caos-rigori del Milan


Per due volte nella stessa partita i giocatori rossoneri hanno fatto di testa loro, decidendo in autonomia la gestione dei tiri dal dischetto (sbagliati entrambi)




Giornalista

7 ottobre – 10:47 – MILANO

Scena che ci si potrebbe aspettare in una partita di ragazzini. O in un torneo dopolavoristico. E invece. Invece non solo sono successo su un campo di Serie A – peraltro non era certo la prima volta e ovviamente non sarà l'ultima -, ma il Milan è riuscito nell'impresa di ritrovarsi due volte nel caos su altrettanti rigori nell'arco della stessa partita. Doppia insubordinazione. Notevole, per essere una squadra che sta cercando di uscire dalle sabbie mobili. Oppure, leggendo da un'altra angolazione, quel caos è stato generato proprio dal momento complicato.

Il difensore del Milan Theo Hernández (L) e il difensore della Fiorentina Dodo' (R) durante la serie italiana A partita di calcio ACF Fiorentina vs AC Milan allo stadio Artemio Franchi di Firenze, Italia, 06 ottobre 2024 ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI

Di certo, dopo il tristemente celebre pausa di raffreddamento di Roma, è stata servita un'altra brutta figura perché vedere compagni di squadra che si rubano il pallone dalle mani per tirare un rigore non restituisce l'immagine di un club con ambizioni di alto livello. Aggravante: se poi quei rigori vengono buttati nello scarico degli spogliatoi, il patatrac diventa totale e non arginabile. Prima cartolina: minuto 44, Ranieri affonda Reijnders, Pairetto fischia il rigore, Morata prende il pallone e Hernandez glielo sfila. De Gea intuisce e para. Seconda cartolina: minuto 54, Kean colpisce il piede di Gabbia, Pairetto assegna un altro rigore, Tomori si impossessa della palla e la consegna fra le mani di Abraham che, avvicinato da Pulisic, “rimbalza” il compagno in modo anche abbastanza brusco. Della serie: via tutti, ho deciso che tiro io.

tante domande

Dopo la cronaca, però, è necessario approfondire. E l'approfondimento porta al fatto che Abraham non è uno dei rigoristi designati. I nomi di chi dovrebbe – mai come al Milan è necessario usare il condizionale – andare a calciare dagli undici metri sono quelli di Pulisic, Hernandez e Morata. La legge di Murphy entra in azione e De Gea mura pure Abraham. Il disastro a questo punto è totale e le domande si rincorrono. Perché non ha mai calciato Pulisic? Perché ha calciato Abraham? Perché i giocatori si sono rubati la palla come ai giardinetti? Perché non è intervenuto Fonseca? Perché Pulisic non si è imposto? Perché in campo non è intervenuto il capitano? Beh, soprattutto per quest'ultima domanda la risposta è evidente: il capitano è proprio uno di coloro che ha deciso in autonomia di calciare un rigore al posto di Pulisic, che è il primo rigorista della squadra. Su questo non ci sono dubbi, dal momento che lo ha chiarito per bene Fonseca nel dopogara: “Sono inc…, il tiratore è Pulisic, non so perché i ragazzi hanno cambiato. Ho già detto loro che non deve succedere mai più” . Sorge allora un'ultima domanda, a cui è molto complicato dare risposta: perché quel 'Non deve succedere mai più' il tecnico rossonero non lo ha detto a muso duro già nell'intervallo, dopo la prima estromissione di Pulisic?





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