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Quel che resta delle migrazioni sulla rotta Balcanica


«Questi oggetti e testimonianze rappresentano parte della Memoria del presente, di un qualcosa che non è lo studio a ritoso del tragico passato, ma del qui ed ora. La domanda rivolta a chiunque è: come ci poniamo da cittadini italiani ed europei di fronte a questi fatti?». Arriva dritto al punto la domanda posta da Anna Clementi e Diego Saccora dell'associazione Lungo la rotta balcanicaae curatori della mostra Panta Rei. Vite migranti lungo la rotta Balcanica in programma, da oggi (7 ottobre) al 12 ottobre presso il Centro di Accoglienza Ernesto Balducci di Zugliano (Udine). «Pensiamo che di questi temi e della complessità di ciò che le persone in movimento vivono realmente si parla poco, in particolare per quanto riguarda la rotta balcanica, e soprattutto superficialmente. Il nostro vuole quindi essere un contributo, certo non con la presunzione di esaustività, per fornire più tasselli di informazione e comprensione».

Come spiegano Anna Clementi e Diego Saccora, Panta Rei «ricalca le principali tappe del viaggio via terra lungo la rotta balcanica da parte di chi – dal Pakistan, dall'Afghanistan, dalla Siria, dall'Iraq, come anche dal Kosovo, dal Marocco, dall'Algeria, dall'Iran, dall'Eritrea , dal Congo e dal Camerun – cerca di raggiungere l'Europa». Attraverso foto, suoni, pannelli di testo, mappe, video e, soprattutto, oggetti originali ritrovati nei diversi Stati attraversati dalle persone in cammino, il visitatore è chiamato ad immergersi in un percorso esperienziale che si snoda attraverso cinque sezioni: il viaggio, il campo , la famiglia, l'identità ei sogni. In questo modo è possibile rivivere tutti i momenti di questo lungo, faticoso e pericoloso percorso, «dal momento della partenza da casa, all'attraversamento dei confini, alle violenze, ai respingimenti, alla sospensione della vita in un campo profughi, fino all'arrivo a destinazione, dove identità e memoria personale vanno ricucite per poter nuovamente immaginare un futuro e continuare a vivere».



L'idea della mostra nasce tra il 2018 e 2019 mentre Anna Clementi e Diego Saccora (entrambi con anni di esperienza come operatori del sociale, ricercatori e operatori umanitari) si trovavano tra le isole greche dell'Egeo ei confini tra Bosnia Erzegovina e Croazia, «dove i boschi urlavano attraverso gli oggetti trovati ciò che stava accadendo». Il progetto prevedeva di riportare in Italia prove tangibili del passaggio, delle violenze, delle condizioni di vita delle persone in transito o chiuse in campi lungo la via verso l'Unione Europea. «Mentre la costruivamo ci siamo resi conto che contestualizzare ciò che i visitatori avrebbero visto sarebbe stato essenziale, perciò abbiamo prodotto mappe, didascalie, pannelli con cronologie, foto e video interviste». I due curatori hanno così creato Panta Rei in cui gli oggetti ei documenti personali sono stati per lo più ritrovati in Bosnia Erzegovinatra i principali snodi della rotta attuale, a ridosso dei confini con la Croazia, nelle boscaglie e nei campi profughi. Le foto, gli audio ei video sono invece stati raccolti dall'Iran alla Turchia, dalla Grecia all'Italia negli ultimi anni di lavoro sul campo e testimoniano il passaggio delle persone, raccontando le storie dei luoghi fino a lì camminati, gli eventi accadeduti e le violenze subite.

Partita da Venezia, dove ha avuto un ottimo successo, la mostra si è poi spostata in molte altre città allargandosi negli anni e rinnovandosi anche grazie ai feedback dei visitatori che hanno spinto i curatori ad aggiungere contenuti attraverso le loro domande e osservazioni. Molto importante è stato il coinvolgimento delle scuolecome sottolineano Anna Clementi e Diego Saccora: «A Schio, dove siamo stati a settembre, abbiamo incontrato 26 classi per circa 600 e 30 insegnanti di diversi istituti in cinque giorni. A livello didattico funziona, secondo i riscontri degli studenti, tanto da diventare il nostro obiettivo principale anche se non l'unico. Dobbiamo ringraziare dirigenti scolastici e docenti che si prestano a portare avanti un lavoro molto delicato. Sono temi che spesso risultano ostici, divisivi se trattati con superficialità e quindi avere l'opportunità di incontrare classi dalle medie alle superiori è un arricchimento perché aiuta anche noi a capire cosa a quelle età passa dei messaggi mediatici e politici, cosa ne pensano e soprattutto cosa vivono sulla loro pelle. Perché basta osservare la composizione delle classi per rendere conto del melting pot. Spesso, durante le visite, sono le ragazze ei ragazzi stessi a raccontare la loro storia di famiglia: magari prima non avevano mai avuto il coraggio o l'occasione per farlo. Panta Rei quindi è uno strumento per parlare delle migrazioni, ma anche delle discriminazioni, degli stereotipi, delle proprie biografie, dei propri sogni».

Quella di Zugliano presso il Centro di Accoglienza Ernesto Balducci è la diciannovesima esposizione in cinque anni e don Paolo Iannaccone, presidente del centro, è molto felice di ospitare la mostra: «Mi domando che fine ha fatto l'Europa della solidarietà e dei diritti umani, come si sia giunti a questa disumanità così diffusa, perché ci si sia girati dall'altra parte, non facendo nostro il grido di questa povera gente. Domande fondamentali che la mostra Panta rei vuole sollecitare al fine di rimetterci in gioco e cercare di superare insieme le paure che ci chiudono all'altro, trovando, insieme, il coraggio di reinventare un mondo più umano e plurale. Pierluigi Di Piazza, che ha fortemente voluto il Centro di Accoglienza intitolato a Ernesto Balducci, diceva sempre che il suo unico nemico era l'indifferenza. In questo luogo da più di trent'anni passano persone segnate dalla fragilità dell'essere rifugiate e qui vengono accompagnate nel rispetto delle singole specificità, perché la loro vita sia vissuta con dignità, riacquisti senso e trovi spazi di autonomia e libertà verso un futuro degno di questo nome». Panta Rei.

La mostra si sposterà poi a Bolzano dal 26 novembre al 2 dicembre ea Merano dal 9 al 13 dicembre. Per restare aggiornati sulle prossime date è disponibile il sito dell'associazione COLLEGAMENTO IPERTESTUALE





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