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Il Nobel per la Pace un monito (e una speranza) per scongiurare la guerra nucleare


L'orrore di ieri per scongiurare il (possibile) orrore di oggi. Mentre il mondo danza sull'orlo del baratro con il minacciato impiego di armi nucleari nei conflitti in corso, soprattutto da parte di Russia e Israele, il Premio Nobel per la pace 2024 è stato assegnato a Nihon Hidankyio, la principale organizzazione giapponese di sopravvissuti alla bomba atomica, chiamata Hibakusha, per «i i suoi sforzi verso un mondo senza armi nucleari e per aver dimostrato, con le proprie testimonianze, che le armi nucleari non devono mai più essere usate», come si legge nella motivazione del Comitato del Premio.

Nihon Hidankyio ha affiliato in tutte le 47 prefetture giapponesi, e rappresenta direttamente quasi tutti i sopravvissuti dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki compiuti dall'esercito statunitense alla fine della Seconda guerra mondiale ei sopravvissuti dei test atomici fatti nell'oceano Pacifico durante la Guerra Fredda. Intorno a questa organizzazione si è creato un vasto movimento per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle catastrofiche conseguenze umanitarie dell'uso delle armi nucleari, ed è soprattutto grazie alla Nihon Hidankyio che si è diffuso in tutto il mondo uno stigma morale contro l'uso di queste armi ed è stato redatto il Trattato sulla proibizione delle armi atomiche (Tpnw)adottato dalle Nazioni Unite nel 2017 ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021 e che l'Italia non ha ancora ratificato.

È possibile fare un parallelo, di buon auspicio, tra la scelta di Stoccolma di quest'anno e quella del 1997 quando il Premio Nobel per la Pace fu assegnato all'attivista statunitense Jody Williams che aveva fondato la Campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo, nata negli Stati Uniti dai veterani del Vietnam che erano stati colpiti da queste armi subdole alla fine degli anni Sessanta. Un riconoscimento che diede impulso al Trattato per la messa al bando, firmato nel dicembre del '97 a Ottawa, in Canada, e al quale, in questi anni, hanno aderito 164 Paesi che hanno distrutto complessivamente più di 55 milioni di mio antiuomo stoccate nei propri arsenali.

L'organizzazione Hidankyio è stata fondata nel 1956 e da allora ha promosso iniziativa per migliorare le condizioni di vita delle persone sopravvissute ai bombardamenti atomici e per fare pressione sui governi di tutto il mondo per abolire le armi nucleari, spesso utilizzando proprio le testimonianze dei suoi membri.

Secondo il Comitato norvegese per il Nobel in questo modo Nihon Hidankyo ha contribuito al consolidamento del cosiddetto “tabù nucleare”, un'espressione che indica una norma internazionale che «stigmatizza l'uso delle armi nucleari come moralmente inaccettabile». Allo stesso tempo, ha detto il Comitato, è «allarmante» che oggi questo tabù sia «sotto pressione», dato che dopo anni di trattati internazionali incentrati sul disarmo nucleare, «le potenze nucleari stanno modernizzando e potenziando i loro arsenali, nuove potenze sembrano prepararsi a dotarsi di armi nucleari» e alcuni paesi, come la Russia, «minacciano di usare le armi nucleari come parte di guerre in corso».

Il Nobel all'organizzazione desidera onorare, come ha spiegato il comitato norvegese del premio, «tutti i sopravvissuti alla bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki che, nonostante la sofferenza fisica ei ricordi dolorosi, hanno scelto di usare la loro costosa esperienza per coltivare speranza e impegno per la pace. Ci aiuta a descrivere l'indescrivibile, a pensare l'impensabile ea comprendere in qualche modo l'incomprensibile dolore e la sofferenza causa dalle armi nucleari».

Il comitato ha ricordato che quest'anno saranno 80 anni da quando due bombe atomiche statunitensi hanno ucciso circa 120mila abitanti di Hiroshima e Nagasaki, con un numero paragonabile di persone morte per ustioni e lesioni da radiazioni in seguito. «I destini di coloro che sono sopravvissuti agli inferni di Hiroshima e Nagasaki sono stati a lungo nascosti e trascurati», ha affermato il comitato.

Il numero totale di Hibakusha sopravvissuti che vivono in Giappone era di circa 300mila nel duemila, poco più della metà nel 2024. Ci sono diverse migliaia di altri Hibakusha che vivono in Corea e in altre parti del mondo al di fuori del Giappone. Hidankyio collabora con questi altri gruppi nel lavoro per la difesa della vita e dei diritti e si batte costantemente per una moratoria totale delle armi atomiche.

Il progetto Nihon Hidankyio ha inoltre coinvolto diversi giovani sotto i 30 anni e discendenti delle vittime di Hiroshima e Nagasaki lanciando diverse iniziative per trasmettere l'esperienza degli Hibakusha alle generazioni future.

Nel commentare l'assegnazione del Nobel, i vincitori hanno evocato quello sta accadendo adesso. La situazione oggi a Gaza è «come il Giappone di 80 anni fa»hanno spiegato, aggiungendo che «non avrebbe mai sognato di vincere» il premio. «L'idea che le armi nucleari portino la pace è un errore», ha detto Toshiyuki Mimaki, co-presidente di Nihon Hidankyo, «è stato detto che grazie alle armi nucleari, il mondo mantiene la pace. Ma le armi nucleari possono essere usate dai terroristi. Ad esempio, se la Russia le usasse contro l’Ucraina, Israele contro Gaza, non finirebbe lì. I politici dovrebbero sapere queste cose».





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