Economia Finanza

Viktoria la reporter uccisa in carcere




Non è la prima, non sarà l'ultima. Ma non per questo bisogna smettere di indignarsi. Che in Russia le voci critiche vengono silenziate è ormai noto a tutti ma l'uccisione della giovane giornalista ucraina Victoria Roshchyna non può e non deve rientrare nell'ambito del normale. La reporter, 28 anni appena compiuti, era scomparsa nell'agosto del 2023 durante un reportage nell'Ucraina orientale occupata dai russi e solo a distanza di mesi il padre è stato informato che si trovava in stato di arresto. Ieri la notizia: il giovane è morto durante il trasferimento a Mosca da una prigione di Taganrog, vicino al confine con l'Ucraina. Uccisa per mano di un regime che non sopporta e non tollera voci contrarie all'unica ammessa.

Roshchyna aveva lavorato come freelance per varie agenzie di stampa indipendenti, tra cui Ukrainska Pravda, e ha collaborato con il servizio ucraino dell'agenzia di stampa finanziata dagli Stati Uniti, Radio Free Europe. Nel 2022, le è stato conferito il premio Courage in Journalism dall'International Women's Media Foundation per i suoi reportage dall'Ucraina orientale. Era stata inserita nelle liste di un imminente scambio di prigionieri ma, proprio come avvenne con Alexey Navalny, morto in un carcere ai confini nel mondo, non ci è arrivata viva.

La giornalista aveva raccontato la vita in quelle regioni che da anni subiscono l'occupazione russa, dalla Crimea alle zone ad Est del Paese sotto il controllo dei separatisti ma anche da Mariupol, città martire diventata simbolo della ferocia di Mosca. La direzione dei servizi segreti ucraini ha confermato che la giovane era stata inserita in una lista di prigionieri che dovevano essere scambiati e nessuno a Kiev crede alla versione di una morte improvvisa, secondo lo spregevole copione recitato più e più volte dalle autorità russe.

L'Unione europea in un comunicato ha espresso il biasimo per l'accaduto e ha chiesto «un'indagine approfondita e indipendente che chiarisca tutte le circostanze» ma il cui esito sarà, ancora una volta, scontato. Ma al di là delle versioni ufficiali, rientrerà comunque tra i crimini del regime russo.



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