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Ecco cosa servirebbe davvero alle famiglie nella legge di Bilancio



Questa sera il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare la prima versione della Legge di Bilancio, che poi verrà indirizzata al Parlamento per la discussione, gli eventuali emendamenti e l'approvazione definitiva. Si tratta di un passaggio fondamentale per lo sviluppo del Paese, che innesca sempre ampio ea volte infiamma le discussioni. In effetti l'allocazione delle risorse pubbliche può spesso decidere del futuro di interi settori economici, favorendoli con sostegni diretti o penalizzandoli con interventi fiscali o strette regolative. Si capisce quindi perché, pur essendo un appuntamento regolare e previsto a cadenza annuale, ogni volta l'attesa e le aspettative per le decisioni concrete siano ogni anno molto alte.

L'impatto della legge di bilancio è certamente molto rilevante anche per la vita quotidiana e per i progetti futuri delle famiglie, che hanno bisogno di politiche concrete, di lungo periodo, universalistiche e consistenti dal punto di vista delle risorse economiche impegnate. E che sannono intercettare le aree di difficoltà maggiori delle famiglie italiane, soprattutto per affrontare la progressiva paralisi della natalità che caratterizza ormai da troppi anni l'intero territorio nazionale.

Allora ci permettiamo di indicare qui alcune priorità di intervento, che ci piacerebbe vedere nella legge di stabilità, con specifico riferimento alla protezione e promozione delle giovani famiglie e della natalità.

PRIMO NODO: il sostegno economico, tramite il rafforzamento dell'assegno unico. Alle famiglie e ai genitori servono sostegni economici stabili, di lungo periodo, e l'assegno unico, pur con diversi limiti, è misura che va nella giusta direzione. Serve però un suo progressivo consolidamento, senza arretramenti o revisioni “in meno”: l'ammontare dell'assegno è tuttora lontano dai costi reali sostenuti per i figli, e la progressività rispetto all'ISEE è ancora troppo ripida, abbassando il valore dell' assegno in modo troppo rapido al crescere del reddito. Quindi, sull'assegno unico, almeno un rifinanziamento integrale, senza togliere risorse, e forse qualche integrazione economica (qualche risorsa in più) su fasce o categorie più in difficoltà: sulle famiglie più numerose, o sui nuclei monogenitoriali, per fare solo un esempio.

SECONDO NODO: parte integrante della nuova Legge di Bilancio sarà la parte fiscale (aliquote, cuneo fiscale, ecc.), ma tutte queste misure sono indifferenti ai carichi familiari. È tempo invece di aprire un “cantiere fiscale per la famiglia”, che renda il prelievo fiscale più sensibile ai carichi familiari, e il sistema fiscale più equo (proprio perché ”a misura di famiglia”). Se anche non ci saranno interventi nella Legge di Bilancio per il 2025, che almeno il Parlamento e il Governo si impegnano ad avviare la discussione.

TERZO NODO: servirebbe un segnale importante (con risorse economiche dedicate) a sostegno dei genitori nel momento della nascita del figlio, e in particolare un sostegno diretto alla paternità, per agevolare la presenza dei padri, insieme alle madri, nei primi giorni di vita del figlio (e nei primi 1.000 giorni, cruciali per lo sviluppo futuro della persona). Servirebbe aumentare la retribuzione dei congedi parentali, sia per le madri che per i padri, almeno fino all'80%, se non al 100% (per i periodi oggi remunerati al 30%), e aumentare la durata dei congedi di paternità alla nascita (da poco prolungati a 10 giorni), per consentire una presenza di entrambi i genitori nei primi giorni di vita dei figli. E forse sarebbe ora di chiamarli “congedi genitoriali”, e non più “parentali”, pessima espressione che nasconde lo specifico valore dell'essere madri e padri.

QUARTO NODO: gli asili nido. In questo caso non ci aspettiamo risorse aggiuntive nella Legge di bilancio, perché il PNRR ha adeguatamente finanziato un Piano per introdurre oltre 150.000 posti aggiuntivi (e ad aprile ne sono stati finanziati altri 30.000), soprattutto nelle aree del Paese in cui l'offerta di asili è più distante dagli obiettivi europei: almeno 33%, oggi, che solo poco Regioni hanno raggiunto. Tuttavia in questo ambito dobbiamo ricordare che il sostegno del PNRR è soprattutto per la costruzione, ma i costi gestionali resteranno poi, nei prossimi anni, a carico delle amministrazioni locali, e quindi è decisiva già oggi una visione di medio periodo, in cui anche il livello nazionale sostiene questo servizio, non lasciando soli i singoli Comuni di fronte alle spese gestionali degli asili nido.

In breve: mantenere o incrementare il sostegno economico, con l'assegno unico e/o con interventi fisco e detrazioni; sostenere maternità e paternità con i congedi parentali/genitoriali; promuovere asili nido e servizi territoriali per la prima infanzia: tutte le scelte che devono essere tendenzialmente universalistiche e di lungo periodo, perché una coppia di genitori quando mette al mondo un figlio deve resistere per almeno 25 anni. Per questo – ci si consente la polemica – ci pare davvero fuori luogo lo stanziamento di 100 milioni di Euro per il cosiddetto “Bonus Natale” (in Gazzetta Ufficiale l'8 ottobre scorso): 100 Euro una tantum, solo quest'anno (non tassati) solo per lavoratori dipendenti con almeno un figlio a carico, con reddito sotto i 28.000, e con ulteriori limitazioni. Ma Natale non arriva anche per i figli dei lavoratori autonomi? Meglio sarebbe spostare questi 100 milioni di Euro per dare un giorno in più a casa ai padri alla nascita del figlio o per pagare meglio i periodi di congedo di maternità, anche per chi non è lavoratore dipendente. Potrebbe costare lo stesso (o forse qualcosa in più), ma sarebbe un intervento universale, e sosterebbe le giovani coppie proprio all'inizio del lungo, difficile ed entusiasmante cammino della genitorialità.





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