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Pallanuoto, Settebello sospeso sei mesi: lite con l’arbitro dopo la sconfitta ai quarti delle Olimpiadi di Parigi


Settebello punito per le proteste alle Olimpiadi di Parigi. Sei mesi di squalifica a cominciare da ieri. E 50 mila dollari di multa da pagare entro gennaio cui se ne possono aggiungere altrettanti in caso di ulteriori violazioni. Niente Coppa del mondo. Una sentenza attesa dalla Federnuotoche non farà ricorso, e per certi versi neanche troppo doloroso visto che i Mondiali dell'estate la prossima a Singapore sono salvi.

Tradito il fair play

Gli azzurri della pallanuoto colpevoli, secondo la Federazione internazionale, di aver tradito lo spirito olimpico e di non aver rispettato il fair play, un appunto che già in Francia aveva fatto lo stesso presidente del Coni, Giovanni Malagò («Protesta non condivisibile così come non lo sono state di certo alcune decisioni arbitrali contro l'Ungheria. Sono dispiaciuto di questa reazione che comunque resta contraria allo spirito olimpico»). Le contestazioni a un clamoroso errore arbitrale subito nella gara quarti di finale contro l'Ungheria (poi persa ai rigori) e poi le spalle girate alla giuria umentre suonava Mameli nella sfida con la Spagna, un'immagine che ha fatto il giro del mondo, hanno violato l'articolo 5 del World Aquatics Integrity Code che, in sintesi, detta le regole della buona condotta.

«Non abbiamo ancora digerito quel giorno, né io né i ragazzi» ha detto di recente a Repubblica il ct, Sandro Campagna. «Le nostre proteste e il gesto di girarci verso la giuria sono stati forti, sappiamo di aver violato alcune regole e ci sanzioni, ma lo abbiamo fatto per rimarcare l'ingiustizia e lanciare un messaggio a beneficio di tutto il movimento». Un movimento che Campagna continuare a condurre sulla panchina, dopo aver pensato di lasciarla: «Se avessimo vinto a Parigi, lo avevo messo in conto. Ma non posso lasciare così».

Var sotto accusa

La ferita dei Giochi non si è ancora rimarginata tra le calottine azzurre. Che pagano, consapevoli di doverlo fare, nella speranza che possa tornare utile allo sport. L'esperienza di Parigi ha fatto emergere molte debolizze nel sistema, in particolare in quello del Var. L'episodio che ha scatenato il tutto risale al 7 agosto scorso, appunto nella sfida ai quarti del Settebello contro l'Ungheria: protagonista Francesco Condemi, espulso per gioco violento. L'attaccante segna il 3-3, ma alla fine del tiro in porta col braccio e il dorso della mano aperta, colpisce la fronte di Szilard Jansik. Al capitano magiaro scende sangue dal sopracciglio, gli arbitri interrogano il Var e giudicano l'azione brutale. Il catanese viene cacciato dalla vasca, per 4 minuti nessuno può sostituirlo, la squadra gioca con l'uomo in meno, la rete è annullata e viene assegnato rigore agli avversari.

(Reuters)

Stranezza: Condemmi non viene squalificato, come sarebbe stato di rito. Alla sua prima Olimpiade, a 20 anni, esce dalla vasca incredulo e furibondo: «Abbiamo combattuto con una decisione arbitrale che è qualcosa più grande di noi e dello sport. Brutto episodio, al limite della follia. Non un bell'esempio per i giovani».

Ricorsi ei paradossi

Partono i ricorsi, tutti respinti. Anche se nelle motivazioni si ammette che gli arbitri avevano a disposizione poche immagini, e peraltro di cattiva qualità, e che Condemi non era colpevole di violenza. Un paradosso dopo l'altro. Anche per questo la Federnuoto «ribadisce la necessità che la giuria abbia a disposizione strumenti tecnici di alto livello professionale, onde evitare la possibilità che si ripetano errori tanto clamorosi quanto lesivi per l'immagine della pallanuoto».

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