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The Substance: la recensione del film horror satirico di Coralie Fargeat


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18/10/2024 recensione film di Raffaele Picchio

Il regista francese racconta una storia vecchia come il mondo gettando estremismi e liquami da body horror in faccia a platee oggi impreparate, mancando però in parte l'obbiettivo auto-sabotandosi e forse dimostrando di non avere in fondo nulla da dire

qualley filma la sostanza

Che periodo assurdo quello che la cinematografia sta vivendo: splatter truci e gratuiti che al botteghino mettono i bastoni tra le ruote a blockbuster giganteschi rifiutati con odio dalla massa, prestigioso Festival una volta simulacri del Cinema d'autore che diventano passarelle fashion impazzite che fanno a gomitate per aggiudicarsi l'anteprima di un Ti West o che coccolano a suon di Palma d'Oro “provocatorie” veste normalmente aliene in quei contesti come i lavori della Ducournau e oggi di Coralie Fargeatfresca dell'incredibile premio per la sceneggiatura all'ultimo Cannes e di svariate osanna e premi sparsi ovunque il suo La sostanza è stato proiettato.

In realtà proprio come la sua collega francese di Crudo e Titanoanche la Fargeat aveva macinato precedentemente consensi in rassegne prestigiose con l'esordio Vendettaaiutata anche da un'incredibile campagna stampa che lo pubblicizzava con il ridicolo “Primo stupro & vendetta al femminile”, odiato dal maschio bianco che lo criticava su Internet in modalità 'mascolinità tossica'.

C'è stato per un po' un gran parlare, e poi il nulla più totale. Anche perché – a conti fatti e al netto di tutto il chiacchiericcio, almeno per chi scrive (e che ama particolarmente il sottogenere …) quel film era una roba da barzelletta molto pavida e girata con un insopportabile stile che andava a vanificare anche quel pochissimo di ambiguità che almeno all'inizio si cercava di mettere in scena.

locandina del film la sostanza ITAlocandina del film la sostanza ITATutti difetti ben lontani dal presunto “femminismo” che sbandierava di rappresentare alzando l'ormai tristemente noto vessillo del “tutto chiacchiere e distintivo”. Va di fatto che all'annuncio di questo The Substance e delle premesse”questa volta esploreremo il body horror”, non è che le aspettative di base fossero così alte.

Va detto anche che in questi ultimi anni questo sottogenere dell'horror (anche se non è che sia proprio corretto parlare di “sottogenere”, perché è più un tipo di “rappresentazione” di certi concetti, di linguaggio più che altro, però ci siamo capiti) in un certo senso ha trovato nuova linfa grazie anche all'interesse di certo cinema mainstream che lo ha stuzzicato mostrandone l'attuale e ancora fresco potenziale (il Uomini di Alex Garland per esempio) o chi invece lo ha proprio abbracciato in toto seguendo i solchi lasciati dal padre con risultati apprezzati dai più tipo Brandon Cronenberg (e il suo Piscina Infinita ha più di qualche curioso punto in comune anche con The Substance).

Sta di fatto che la parola “body-horror” è tornata a circolare fino ad esplodere con questo clamoroso successo di The Substance, acclamato dalla quasi unanimità come la nuova provocatoria nuova soglia dell'horror.

Ma cos'è veramente La Sostanza?

Intanto è anche difficile raccontarlo senza spoilerare troppo, tanto è esile e semplice la sua struttura: Fondamentalmente Coralie Fargeat non fa altro che girare l'ennesima variante horror di Il ritratto di Dorian Gray virandola tutta al femminile e in questo caso immergendola nell'attuale contesto delle perfide leggi dello showbiz e dell'importanza nella società dell'apparire.

Demi Moore è una vecchia gloria finita a fare programmi di fitness in tv e che vive malissimo l'avanzare dell'età. Proprio quando vede che tutto le sta crollando intorno, un misterioso individuo le offre il contatto di una segretassima agenzia che le garantirà la possibilità di poter ritornare bellissima, “partorendo” una sorta di clone giovane e “perfetto” di se stessa.

Il patto assoluto che non va violato mai è che il 'corpo clone' deve vivere solo per sette giorni, dopodiché è necessario un nuovo scambio con il 'corpo matrice' per altrettanti giorni. Inoltre, quando è il 'corpo clone' a vivere questo deve stabilizzarsi con un liquido che viene prodotto dal 'corpo matrice' categoricamente una volta al giorno.

La donna accetta chiaramente subito ed è così che nasce la meravigliosa Margaret Qualley a prendere il posto della fu-star con conseguente scalata al successo più totale.

Inutile anche stare a dire quanto sarà sempre più complicato seguire queste regole e come più il tempo passerà, più le due vite inizieranno a diventare autonome e separate, scordandosi così l'unica legge che come un mantra ripete la misteriosa agenzia di cui mai sapremo nulla . “Ricorda che tu sei la sola e unica”.

Iniziando a parlare delle cose positive, bisogna dire che questa volta lo stile ei toni pop della Fargeat risultano decisamente più contenuti che in passato e ben si sposano anche nel voler descrivere il patinato e viscido mondo della televisione e dell'apparenza.

la sostanza film 2024 demila sostanza film 2024 demiL'umorismo grottesco utilizzato non diventa mai particolarmente invadente o sovrastante, ma – soprattutto – colpiscono tante belle trovate di regia che la Fargeat piazza a sorpresa (splendida la sequenza dei titoli di testa collegata all'altrettanto beffarda sul finale che anticipa quelli di coda) e che mancavano in Revenge, dimostrando un'innegabile consapevolezza e “crescita” rispetto all'esordio.

Tra l'altro è nel suo terzo atto che The Substance cala veramente la maschera e quando finalmente decide di gettarsi a capofitto verso il delirio e il punto effettivo della sua tesi, in qualche momento sembra veramente di rivivere Qualche exploit dritto dagli anni 80 di Henenlotter o Jim M. Muro.

Inoltre, per un film di “corpi” come The Substance era fondamentale trovare quelli giusti, e tanto la ritrovata Demi Moore quanto l'ormai lanciatissima Margaret Qualley sono bravissime e perfette nei loro ruoli (più la prima della seconda), in cui entrambe si mettono coraggiosamente a nudo (anche se la Qualley recita con delle protesi mammarie per avvicinarla alle dimensioni della collega, il che fa un po' ridere pensando alle tematiche del film …), sputando veramente il sangue e mettendosi in gioco completamente, funzionando benissimo come nemesi l'una dell'altra.

Anche perché, fino ad un certo punto almeno, siamo su territori già battuti tra Dorian Gray e Jekyll & Hyde.

E allora cosa c'è di male? Sta nel fatto che The Substance è tutt'altro che un film che si può dire riuscito e tutti gli osanna non possono essere giustificati fondamentalmente per due grossi problemi. Uno oggettivo e inspiegabile, interamente circoscritto a The Substance come film, e l'altro – ben più rilevante e concettuale – che in un certo senso va ben oltre e si amplia fino al senso stesso di queste operazioni e del loro inevitabile limite.

Partendo con il primo punto, si potrebbe racchiudere tutto nell'ormai sempre più diffusa incapacità di sintesi: per raccontare il suo semplicissimo e tutt'altro inedito concetto La Sostanza si carica di una durata mostruosa e non necessaria di 140 minuti .

Coralie Fargeat, bisogna ammetterlo, riesce comunque a gestirli senza particolari sbadigli, ma dall'altra non sa assolutamente 'riempirli', incartando tutta la parte centrale del film in un vuoto totale fatto di sottotrame che si perdono nel nulla (l'uomo che passa il contatto dell'agenzia a DemiMmoore e le ragioni per cui lo fa) o che sembrano servire a qualcosa e invece no (l'amante della Qualley, l'ex compagno di scuola di Demi Moore) di fatto riducendosi UN infiniti siparietti fatti di uomini bunga-bunga che si alternano tra bavosi e meschini e scenette in cui le due sempre più nette personalità della Moore si fanno inutile i torti a vicenda in un accumulo di minuto che poi – finalmente – deflagra del delirante terzo atto.

il film sulla sostanza cronenberg 2024il film sulla sostanza cronenberg 2024Di contro, però, La Sostanza sembra non riuscire mai a trovare una conclusione in una sequela di sottofinali non tutti riuscitissimi e che trovano appigli di salvezza e di gustose trovate solo ed esclusivamente quando si staccano da ogni tentativo di voler raccontare chissà che cosa.

D'altronde, i modelli della vecchia scuola a cui chiaramente la Fargeat si rifà sapevano raccontare concetti politici e sociali (la lotta di classe di Societàla tossicodipendenza di Danno cerebralela solitudine di Custodia a cestinoetc) in modo ben più diretto e con meno chiacchiere di quanto alla fine faccia La Sostanzam che sfigura totalmente davanti ad opere similari dimostrando quando effettivamente piccolo sia e di quanto esagerate siano le sue esaltazioni.

Ed è da qui che si arriva quindi al secondo punto più spinoso e meno “concreto”, ma che rende difficile il senso di operazioni simili: se si toglie la goliardica felicità di vedere opere del genere gettate in pasto a platee alienoin cosa avrebbero “sdoganato” il genere? O cosa avrebbero creato dopo il loro successo?

C'è una ragione per cui roba veramente particolare, estrema e curiosa di autori giovani come per esempio Eduardo Casanova e il suo Pelle del 2017 continua a passare in sordina morendo nel dispersivo catalogo cimiteriale di Netflix?

Perché quel pubblico generalista che mentre si spella le mani davanti al prodigio di gente come Fargeat o Ducournau continua a non avere la più pallida idea chi siano autori come Yuzna, Henenlotter o Gordon (o che se malauguratamente li conosciamo è grazie a criminali “divulgatori telematici” che hanno infettato tutto con la parola “trash”)?

La verità è che spesso dietro tutti questi anomali “film-fenomeno” quello che trasuda davvero è che fondamentalmente non ci vedo mai dietro un vero amore in quello che si racconta e che tutto risulta piuttosto buttato lì tanto per far chiacchierare, privo di un vero cuore pulsante che permette quindi parlare di “vita”.

Addirittura, in alcuni casi più disperati, sembra quasi che questi film schifino lo stesso genere di cui scegliere di vestirsi (e per fortuna almeno questo in La Sostanza non è percepibile). Sono dell'idea che film come questi fondamentalmente usino l'estremo come una “veste”quasi fossero tutti invitati bizzarri al Met gala del momento, incapaci di comprendere davvero la potenza e la forza anche “politica” di certi linguaggi, più divertiti a mostrarsi “buffi e sorprendenti” nelle feste da chiacchiericcio social che altro.

La sostanza del film demi moore 2024La sostanza del film demi moore 2024Alla fine, è il Bizzarro pensato e servito a un pubblico che metabolizza, si esalta, si incazza e si infuria, giusto il tempo di un bobina di Tik Tok e poi dimentica, ingozzandosi di quello che gli passa il piatto sotto il naso.

Qualche anno fa un certo David Cronenberg, uno che di queste cose un pochino ne sa, con un film chiamato Crimini del futuro (che non ha ricevuto gli osanna di divi, riviste fashion e anche di gran parte della stampa di settore che ha preferito scrivere “quanto non fosse più quello di una volta”) ci raccontava un mondo prossimo in cui “la nuova carne” è ormai diventata roba comune da “indossare” come un colore di rossetto diverso o una cravatta da abbinare e che in una situazione così “normalizzata” di “anormalità”.

L'unica prossima evoluzione, magari dura da accettare, può essere solo quella del nascere fisicamente predisposti a nutrirsi solo di plastica. Si è capito, no?

Di seguito trovate il trailer completo italiano di La Sostanza, nei nostri cinema dal 30 ottobre (ma prima già dalle 18):



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