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Bibi-Hamas, sfida sui rapiti. Nascosto il corpo di Sinwar




Hamas non arretra di un millimetro, nonostante il colpo durissimo subìto con l'uccisione di Yahya Sinwar, suo leader, a Rafah il 16 ottobre. Il corpo del terrorista palestinese che ha concepito il massacro del 7 ottobre è stato portato in Israele, in un luogo segreto, per evitare rischi, dopo i test del Dna che ne hanno confermato l'identità e l'autopsia avvenuta nella notte. L'esercito israeliano ha anche annunciato l'uccisione, avvenuta ieri, a duecento metri dal luogo in cui è stato eliminato Sinwar, di Mahmoud Hamdan, il miliziano che faceva da guardia al leader e prima ancora ai sei ostaggi uccisi ad agosto quando le truppe israeliane si sono avvicinate al luogo in cui erano nascosti. Ma se per gli israeliani e per l'Occidente Sinwar è la mente del peggior massacro di israeliani dall'Olocausto, per i gruppi islamisti anti-Israele – da Hamas a Hezbollah agli Houthi, e per il grande regista della galassia estremista che è l' Iran – Sinwar è «un martire», un «eroe», che ha combattuto in pugno invece che nascondersi in un tunnel.

«Risoluto, coraggioso, intrepido». Così lo definisce Hamas, che ha confermato la morte e sottolineato come sia stato ucciso in combattimento. «Ha sacrificato la sua vita per la causa della nostra liberazione. Ha sparato fino all'ultimo respiro», racconta il gruppo con orgoglio. Ma la sua morte sarà vendicata. «Si pentiranno presto di averlo ucciso», dice il movimento riferendosi ai vertici israeliani. La sua morte «ci rafforza», è il commento dell'alto funzionario del gruppo islamista Khalil al-Hayya, in corsa per la successione, tanto quanto il fratello di Sinwar, Mohammad Sinwar. Tra i papabili ci sono anche Khaled Meshaal, ex presidente dell'Ufficio politico del gruppo e Mousa Abu Marzouk, vice del Politburo. Sempre che non si decida per un «consiglio direttivo», cioè una guida collegiale, o che Hamas decida di tenere segreto il nome del nuovo capo per ragioni di sicurezza. L'ipotesi più probabile, secondo Al Arabiya è che, una volta scelta, risiederà fuori dalla Striscia. «Uccidere i nostri leader non significa la fine del movimento e della lotta del popolo palestinese», ha spiegato Bassem Naim, ai vertici del gruppo, che ha sottolineato come alla morte di ognuno dei capi «Hamas è diventato ogni volta più forte e più popolare e questi leader sono diventati un'icona».

Hamas ha spiegato che «la scelta di un successore non richiederà molto tempo» e ha assicurato che «i nostri termini riguardanti i negoziati per il cessate il fuoco non cambieranno dopo la morte di Sinwar». Che vuol dire? «Che gli ostaggi non saranno rilasciati fino alla fine della guerra, il ritiro completo di Israele e il rilascio dei prigionieri palestinesi». Condizioni irricevibili per Israele e dichiarazioni amare per i parenti dei rapiti ancora a Gaza, che continuano a manifestare per chiedere al leader israeliano un'intesa. Nonostante l'invito del premier Benjamin Netanyahu ad arrendersi e liberare gli ostaggi, il gruppo islamico promette che «il martirio di comandanti, leader ed eroi non intaccherà la lotta del popolo islamico contro l'oppressione e l'occupazione», che Hamas andrà avanti «per fondare uno Stato su tutto il territorio palestinese, con Gerusalemme capitale». Immediata la solidarietà del presidente iraniano Masoud Pezeshkian, dei filo-iraniani di Hezbollah e dei ribelli yemeniti Houthi.

Dopo aver riunito in mattinata esercito e servizi segreti, nella notte Netanyahu ha convocato il Gabinetto di sicurezza per capire come proseguire la guerra e trovare una via d'uscita per gli ostaggi, mentre la piazza lo pressa e Joe Biden spinge per un cessate-il-fuoco.

A Gaza vieni in Libano si continua a combattere. Il capo di stato maggiore Herzi Halevi ha dichiarato che le forze israeliane hanno ucciso 1.500 militanti di Hezbollah da quando Israele ha intensificato gli attacchi.

Un'altra brigata di riservisti è stata richiamata per il fronte Nord, mentre il gruppo libanese annuncia «una transizione verso una nuova fase di escalation nel confronto con il nemico israeliano e rivendica il lancio di droni contro una base militare israeliana nel centro del Paese, in un attacco «dedicato» a Nasrallah, il leader ucciso a Beirut il mese scorso.



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