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Il vescovo filippino degli ultimi e prossimo cardinale: «La mia lotta contro corruzione e povertà»



«Quando nel 2015 sono diventato vescovo abbiamo aperto numerose missioni urbane nella mia diocesi di Kalookannella periferia di Manila, capitale delle Filippine. La diocesi conta 1 milione 800 mila abitanti, di cui quasi il 90% sono cattolici ma solo il 10% sono arrivati ​​dalle nostre parrocchie. Lavorare per la pace e la riconciliazione significa avere la forza di affrontare i conflitti per sanarli, significa avere a che fare con persone affamate e arrabbiate, vittime di ingiustizia e che non si fidano più né della Chiesa né del governo e il cui unico desiderio è la vendetta. In molte province filippine vige ancora la legge del taglione. Lavorare per la pace e la riconciliazione significa partecipare alla missione di Dio che è quella di costruire ponti come fa il Papa».

È la testimonianza di monsignore Pablo Virgilio David, vescovo di Kalookan e presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, oltre ad essere stato attivamente coinvolto nella Federazione delle Conferenze dei vescovi dell'Asia (Fabc), durante l'incontro “Le frontiere della missione” al teatro del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) di Milano moderato dal direttore padre Gianni Criveller.

L'incontro si è svolto sabato pomeriggio alla vigilia della Giornata missionaria mondiale. La sala è gremita dalla presenza della folta comunità filippina che vive a Milano. David, oltre ad essere uno dei padri sinodali, è anche tra i ventuno nuovi cardinali annunciati dal Papa che riceveranno la berretta cardinalizia nel Concistoro del prossimo 8 dicembre.

Nella sua testimonianza, il vescovo si è soffermato sul senso della missione in una diocesi molto popolosa, dove centinaia di migliaia di persone vivono a baraccopoli, senza adeguati servizi e abitazioni e dove molti bambini non hanno nemmeno il certificato di nascita perché non vengono registrati. Questo significa che sono fantasmi per lo Stato e non vanno né a scuola né in ospedale: «Le conseguenze sono terribili. Ho incaricato una religiosa a tempo pieno di fare di tutto per registrare i bambini senza documenti della diocesi».

Il vescovo ha ripercorso la preziosa presenza dei missionari del Pime nel Paese che «ho conosciuto», ha spiegato, «quando ero ancora seminarista e quando fu ucciso padre Tullio Favali. Accadde in una zona dove molti filippini non andrebbero mai. Sono rimasto affascinato dal suo esempio. I missionari del Pime hanno anticipato quello che il Papa ci chiede: andare ai margini. Quello che apprezzo di più è cercare vie nuove, creando comunità con la gente, capaci di camminare anche quando il missionario non c'è più». Poi sottolinea che la missione, soprattutto in contesti difficili come quello filippino, «richiede tanta audacia e questo la rende romantica. C'è un principio fondamentale che ci dà la forza di lavorare per la pace e correre dei rischi: non dobbiamo mai rinunciare all'umanità, facciamo sempre distinzione tra peccato e peccatore, opponiamoci al peccato ma amiamo il peccatore».

Il neo cardinale durante la presidenza di Rodrigo Duterte (in carica dal 2016 al 2022, ndr), è stato accusato di sedizione e minacciato di morte, per aver denunciato violazioni dei diritti umani ed esecuzioni extra-giudiziali finendo anche sotto scorta. David aveva denunciato che guerra contro i trafficanti di droga era «immorale, illegale e sostanzialmente contro i poveri»: «Certamente il governo deve combattere la criminalità, ma non lo può fare con metodi arbitrari e violenti sino ad arrivare a sistematiche uccisioni di supposti criminali», ha spiegato.

Un altro motivo di contrasto con Duterte era dovuto al fatto che «lui considerava malati e criminali i tossicodipendenti mentre io ritengo che siano persone da aiutare a compiere un percorso per uscire dalla droga e lo abbiamo fatto creando numerosi gruppi di supporto nella diocesi».

Il successore di Duterte e attuale presidente è Ferdinando Marcos Jr. e una domanda del pubblico chiede a monsignor David se la situazione, adesso, è migliorata oppure no: «Dal punto di vista dei diritti umani c'è stato un miglioramento, il presidente e diversi altri esponenti del governo mi hanno incontrato come presidente dei vescovi filippini», risponde, «le uccisioni extragiudiziali sono diminuite, almeno credo, però dal punto di vista economico le condizioni di vita nelle Filippine non sono migliorate. L'inflazione è altissima, voi siete un esempio perché avete dovuto lasciare il vostro paese per avere un lavoro. Nel nostro Paese quelli che diventano ricchi sono troppo pochi, manca una classe media, la stragrande maggioranza fa un'enorme fatica a vivere. Avremmo bisogno di politici migliori di quelli che abbiamo, c'è ancora molta corruzione e tante cose che non funzionano».

Monsignor David ha parlato anche della recente decisione di papà Francesco di nominarlo cardinale: «Sono rimasto scioccato da questa notizia», ha spiegato, «sono vescovo di una piccola diocesi, non avrei mai immaginato questa nomina. Non ero stato neanche informato, quando il Papa ha annunciato i nomi all'Angelus ho ricevuto tanti messaggi di congratulazioni. E io, ignaro di tutto, rispondevo che non ne sapevo nulla. Poi qualcuno mi ha mandato il video del Pontefice. Dopo lo shock, mi sono messo a pregare perché mi rendo conto della responsabilità che questa nomina comporta. Qualche giorno fa, al Sinodo, mi sono confrontato direttamente con il Papa. Gli ho detto che almeno avrebbe dovuto avvisarmi. Lui mi ha risposto con un sorriso e di aver avuto difficoltà a pronunciare il nome della mia diocesi. Poi mi ha incoraggiato: “Non preoccuparti, non prenderti troppo sul serio, prendi questa nomina con un pizzico di umorismo”».





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