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«Lo stile cristiano è il servizio, non il potere»



«A questo dobbiamo anelare: non al potere, ma al servizio. Il servizio è lo stile di vita cristiano. Non riguarda un elenco di cose da fare, quasi che, una volta fatte, possiamo ritenere finito il nostro turno; chi serve con amore non dice: “Adesso toccherà a qualcun altro”. Questo è un pensiero da impiegati, non da testimoni». Papà Francesconella messa celebrata nella Giornata dedicata alle missioni, tanto voluta da Allamano, uno dei 14 canonizzati proprio oggi, spiega che «il servizio nasce dall'amore e l'amore non conosce confini, non fa calcoli, si spende e si dona. L'amore non si limita a produrre per portare risultati, non è una prestazione occasionale, ma è qualcosa che nasce dal cuore, un cuore rinnovato dall'amore e nell'amore». Il Pontefice, commentando, nel corso della celebrazione cui ha partecipato anche il il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il brano in cui Giacomo e Giovanni gli chiedono di stare uno alla sua destra e uno alla sua sinistra ricorda la domanda di Gesù: «Cosa volete che faccia per voi?» e sottolinea che è una domanda che il Signore fa a ciascuno di noi. Così come quella: «Puoi bere il mio stesso calice?». «Attraverso queste domande Gesù fa emergere il legame e le attese che i discepoli hanno verso di lui, con le luci e le ombre tipiche di ogni relazione. Infatti, Giacomo e Giovanni, sono legati a Gesù ma hanno delle pretese. Essi esprimono il desiderio di stare vicino a Lui, ma solo per occupare un posto d'onore, per rivestire un ruolo importante, per “sedere, nella sua gloria, alla destra e alla sinistra”», spiega Francesco. Evidentemente pensano a Gesù come un Messia vittorioso e glorioso e da Lui si aspettano che condivida la sua gloria con loro. Vedono in Gesù il Messia, ma lo immaginano secondo la logica del potere. Gesù non si ferma alle parole dei discepoli, ma scende in profondità, ascolta e legge il cuore. E, nel dialogo, attraverso le due domande, cerca di fare emergere il desiderio che c'è dietro a quelle richieste».

Li interroga, come fa con noi, per stimolarli a cambiare sguardo: «Svela a loro che Egli non è il Messia che essi pensano; è il Dio dell'amore, che si abbassa per raggiungere chi è in basso; che si fa debole per rialzare i deboli, che opera per la pace e non per la guerrache è venuto per servire e non per essere servito. Il calice che il Signore berrà è l'offerta della sua vita, donata a noi per amore, fino alla morte e alla morte di croce. E, allora, alla sua destra e alla sua sinistra staranno due ladroni, appesi come Lui alla croce e non accomodati nei posti del potere; due ladroni inchiodati con Cristo nel dolore e non seduti nella gloria. Il re crocifisso, il giusto condannato si fa schiavo di tutti: costui è davvero il Figlio di Dio!».

Gesù ci insegna a non pensare secondo i criteri del mondo, «ma secondo lo stile di Dio, che si fa ultimo perché gli ultimi vengono rialzati e diventino i primi. E queste domande di Gesù, con il suo insegnamento sul servizio, spesso sono incomprensibili per noi come lo erano per i discepoli. Ma seguendo Lui, camminando alla Sua sequela e accogliendo il dono del Suo amore che trasforma il nostro modo di pensare, possiamo anche noi imparare lo stile di Dio: il servizio». Un servizio che «nasce dall'amore e l'amore non conosce confini, non fa calcoli, si spende e si dona. Non si limita a produrre per portare risultati, non è una prestazione occasionale, ma è qualcosa che nasce dal cuore, un cuore rinnovato dall'amore e nell'amore. Quando impariamo a servire, ogni nostro gesto di attenzione e di cura, ogni espressione di tenerezza, ogni opera di misericordia diventano un riflesso dell'amore di Dio. E così continuiamo l'opera di Gesù nel mondo».

In questa ottica vanno visti anche i «discepoli del Vangelo, che oggi vengono canonizzati. Lungo la storia tormentata dell'umanità, essi sono stati servi fedeli, uomini e donne che hanno servito nel martirio e nella gioia, come fra Manuel Ruiz Lopez ei suoi compagni. Sono sacerdoti e consacrate ferventi di passione missionaria, venite don Giuseppe Allamano, suor Paradis Marie Leonie e suor Elena Guerra. Questi nuovi santi hanno vissuto lo stile di Gesù: il servizio. La fede e l'apostolato che hanno portato avanti non ha alimentato in loro desideri mondani e smanie di potere ma, al contrario, essi si sono fatti servi dei fratelli, creativi nel fare il bene, saldi nelle difficoltà, generosi fino alla fine».

Al termine, prima di pregare l'Angelus il POntefice saluta sia Mattarella che la delegazione proveniente dall'Uganda per i 60 anni della canonizzazione die suoi martiri e chiede che le autorità si impegnano per la protezione di tutti, in particolare parla della popolazione Yanomami brasiliana all'interno della cui tirbù è avvenuto il miracolo attribuito al santo Allamano. E prega per la martoriata Ucraina, per la Palestina, per Israele, per Myanmar e per tutti i Paesi in guerra invocando, ancora una volta, il dono della pace.





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