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Sacramenti a rischio usura. La denuncia del vescovo di Cassano allo Jonio



«Bisogna dire chiaramente che i sacramenti rischiano di gettare le famiglie in braccio agli usurai». La denuncia arriva da monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano all'Jonio e vicepresidente della Cei. «Con la nostra fondazione diocesana “San Matteo”», aggiunge, «abbiamo aperto una riflessione molto seria con i giovani delle scuole di Cassano sull'uso responsabile del denaro. Ne è seguito un dibattitto molto concreto che ha toocato i punti nodali del problema».

Perché i sacramenti sono a rischio di usura?

«Perché quando c'è un battesimo, quando ci sono cresime, prime comunioni e, soprattutto, matrimoni, pur di fare una festa significativa ci si indebita senza badare neppure a chi si chiedono i soldi».

Perché è così importante festeggiare in questo modo?

«Dobbiamo vedere le cose da un punto di vista sociologico. La festa è una sorta di status symbol, cioè la manifestazione della propria condizione di vita. Allora, pur di apparire si va dall'usuraio o anche dal presunto amico che, però, poi si rivela una trappola».

L'usura è così diffusa?

«Purtroppo in Calabria si e colpisce sia le piccole e medie imprese, gli esercizi commerciali, le aziende agricole, che le famiglie. I tassi sono altissimi, fino al 200 per cento, e anche il presunto amico che magari non è direttamente mafioso, quando c'è da recuperare il credito fa entrare in azione la ndrangheta. Ricordiamo poi che l'usura è una bella lavanderia di soldi sporchi che la 'ndrangheta accumula e che poi ha il bisogno di far tornare in circolo in maniera pulita».

Cosa fare?

«Innanzitutto prenderne coscienza. Io dico sempre che mi sento un fallito come prete, come catechista, come vescovo se accompagno le persone ai sacramenti e queste, pur di fare la festa, finire nelle mani dell'usuraio».

Ma davvero non ci sono i soldi neppure per una festa?

«C'è una povertà crescente nel Sud. Gli ultimi dati dell'Eurostat dicono che la Calabria è al penultimo posto per povertà. Dietro c'è una piccola regione francese. Ma la mentalità dice che, se anche non ho e risorse devo festeggiare lo stesso e dunque mi indebito. A volte non si tratta di grandi cifre, ma vale il detto “pochi, maledetti e subito” e dunque, pur di averli, si ricorre a presunti amici che poi si rivelano non esserlo. Quando i soldi, che diventano sempre di più, non vengono restituiti le reazioni sono violente sulla persona, sui familiari, incendiano le macchine, i capannoni».

Vieni ad intervenire?

«Qui abbiamo una fondazione che abbiamo chiamato “San Matteo” ricordando Levi che si converte e restituisce metà dei soldi e dei beni che aveva rubato. Con questa struttura cerchiamo di sostenere le famiglie super indebitate. C'è tutta una procedura per accedere agli aiuti. Per esempio possiamo aiutare se c'è una denuncia. Certo, qui è difficile, per vergogna e paura, che si denunci. C'è ancora tanta omertà, ma si stanno facendo dei passi in avanti».

Ne parlare anche nei percorsi preparatori ai sacramenti?

«Certo. È terribile pensare di indebitarsi per celebrare un sacramento. Quando ero parroco, e invito i miei sacerdoti a farlo, cercavo di proporre di fare la festa in parrocchia. Ciascuno portava qualcosa, i giovani suonavano e c'era la partecipazione di tutta la comunità. Delle feste semplici che però, in questa dimensione comunitaria, danno molto di più la testimonianza del sacramento che si è ricevuto»

In Calabria c'è anche molto gioco d'azzardo. La legge nazionale non è un limite?

«Dove c'è denaro ci sono sempre le mafie. E nell'azzardo i guadagni sono ingenti. Inoltre in Calabria la legge nazionale è stata ripensata allargandone le maglie. Come vescovi calabresi avevamo fatto un appello alla Regione per evitare, ad esempio, le slot machine e altri luoghi dove si gioca fossero vicini alle scuole o ai centri di aggregazione giovanile, ma non siamo stati ascoltati. Purtroppo, dove c'è l'idolatria del denaro, dove ci sono le sirene del denaro, dove c'è la possibilità del guadagno la malavita si inserisce. I poteri sono fori e si rischia di essere perdenti. Ma non ci arrendiamo».





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