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Busto Arsizio capitale dei cinema d’essai, un atto di ‘resistenza cinefila’


Paolo Castelli.

A Busto Arsizio, una cittadina lombarda con una forte identità industriale, sta avvenendo una rivoluzione silenziosa. Non è la solita rivoluzione a colpi di tecnologia o social media, ma una di quelle che hanno radici profonde nella tradizione e che fanno leva sul senso di comunità. Stiamo parlando del ritorno in auge dei cinema parrocchiali, spazi che sembravano destinati a essere spazzati via dall'avvento dei grandi multisala e dalle piattaforme di streaming come Netflix, ma che oggi vivono una seconda giovinezza. E se c'è una persona che incarna più di tutti questo movimento, è Paolo Castelli, figura chiave della rinascita dei cinema parrocchiali nella città di Busto e della diocesi ambrosiana.

Paolo Castelli, oggi docente di storia dell'arte contemporanea e linguaggi della comunicazione visiva al Politecnico di Milano, massimo esperto in Italia di video-essay, laurea al Dams di Bologna (con una tesi sul Lungo addio di Chandler trasposto da Robert Altman), pazzo di Truffaut, è cresciuto immerso nel mondo del cinema. Suo padre Giancarlo era un noto studioso e critico cinematografico e ha trasmesso al figlio l'amore per la settima arte fin da bambino. «Mio padre era bravo e competente», ricorda Paolo con affetto, «fu uno dei primi in Italia a scrivere monografie su registi del calibro di Altman e Arthur Penn. Con lui ho visto capolavori come Il Gattopardo e Fratello Sole, Sorella Luna. Quelle esperienze mi hanno segnato profondamente».

La crisi dei cinema parrocchiali

Negli anni '90, con l'avvento delle grandi multisala e della televisione via cavo, i cinema parrocchiali sembravano destinati a chiudere i battenti. Questi piccoli baluardi culturali, che per decenni erano stati il ​​punto di riferimento per intere generazioni, si trovavano in difficoltà economiche e operative. Le vendite si svuotavano e l'interesse del pubblico si spostava verso modelli di intrattenimento più grandi e commerciali. «Ricordo gli anni in cui i cinema parrocchiali erano vuoti e il silenzio regnava dove un tempo c'era vita», racconta Paolo Castelli con una punta di amarezza. «Sembrava che questi spazi fossero destinati all'oblio».

Tuttavia, Castelli non si è arreso. Insieme a un gruppo di appassionati e con il supporto dell'ACEC (Associazione Cattolica Esercizio Cinema), ha contribuito a riportare in vita i cinema parrocchiali di Busto Arsizio, fino a renderla città con il più alto numero di sale d'essai in rapporto alla popolazione di tutta Italia. Non solo per salvarli dalla chiusura, ma per trasformarli in luoghi dove la cultura potesse essere condivisa e discussa. «Non stabilito che questi cinema diventassero solo edifici abbandonati», spiega Paolo. Uno di questi, l'Oscar, è un gigante fatiscente che troneggia in centro città da decenni. Un altro ancora, il Pozzi, è diventato un'elegante residenza. «Ma i cinema più piccoli li abbiamo salvati. Erano spazi che avevano significato molto per la comunità, per le famiglie, per i giovani e gli anziani. Dovevamo fare qualcosa per mantenerli vivi».



La rinascita dei cinema parrocchiali: un nuovo inizio

Il processo di rinascita è stato lungo e non privo di difficoltà. Grazie alla perseveranza di Paolo Castelli e dei suoi collaboratori, molte sale parrocchiali sono state ristrutturate e dotate di nuove tecnologie. I vecchi proiettori sono stati sostituiti con impianti digitali all'avanguardia, e le vendite sono state dotate di nuovi impianti audio, rendendole competitive anche dal punto di vista tecnico. «Il passaggio al digitale è stato fondamentale», spiega Castelli. «Senza quel salto di qualità, non avremmo potuto competere con i multisala. Ora possiamo proiettare film in alta qualità e offrire un'esperienza cinematografica degna di nota, pur mantenendo l'atmosfera intima che ci caratterizza».

Oggi, i cinema parrocchiali di Busto Arsizio non sono solo vendita di proiezione, ma veri e propri centri culturali. Ospitano conferenze, incontri, rassegne cinematografiche e spettacoli teatrali, diventando luoghi di aggregazione per la comunità. «Le persone non vengono qui solo per vedere un film», spiega Paolo. «Si chiamano sale di comunità funzionali e vanno alla grande così da trasformare Busto nella capitale del cinema d'essai. Un fenomeno simile di rinascita c'è solo a Parigi». Pensionati, famiglie, giovani studenti «arrivano per riflettere, discutere, confrontarsi. Il cinema parrocchiale è un luogo di incontro, dove ci si sente parte di qualcosa di più grande».

I cinema parrocchiali di Busto Arsizio: un baluardo culturale

La rete dei cinema parrocchiali di Busto Arsizio è composta da alcune sale storiche che, grazie all'impegno di Paolo Castelli e del suo team, hanno ritrovato la loro centralità nella vita cittadina. Ogni cinema ha una sua identità, un suo pubblico di riferimento e una storia da raccontare:

  • Cinema Manzoni: Situato nel cuore della città, di proprietà dell'oratorio San Filippo, il Cinema Manzoni è una delle sale più rappresentative di Busto Arsizio. «Il Manzoni ha una programmazione molto varia», spiega Castelli, «dai film di prima visione ai grandi classici italiani. Ogni mercoledì, ad esempio, proponiamo una rassegna dedicata ai capolavori del nostro cinema. È incredibile vedere quanta gente partecipi a queste serate, soprattutto anziani che non andavano al cinema da anni».
  • Cinema Lux (Sacconago): Conosciuto per la sua attenzione alle famiglie, il Cinema Lux è diventato il luogo ideale per le proiezioni di film per bambini e ragazzi. «Ogni fine settimana proiettiamo film d'animazione per i più piccoli e per le famiglie», racconta Castelli. «È un'occasione speciale per avvicinare i giovani al cinema, facendo capire loro che questo spazio può essere qualcosa di più di una semplice sala di proiezione».
  • San Giovanni Bosco: Situato nella parrocchia omonima, il San Giovanni Bosco, fa parte dell'oratorio di Sant'Edoardo. Cinema delle Arti: Un altro cinema, a Gallarate, che ha saputo ritagliarsi uno spazio nel panorama culturale della città. Qui si tengono spesso rassegne di cinema d'autore e incontri con registi. «È una sala più piccola rispetto alle altre», spiega Castelli, «ma ha un pubblico molto affezionato, soprattutto tra i giovani cinefili. Il Cinema delle Arti è il posto giusto per chi cerca storie fuori dal circuito commerciale».
  • CinemaAurora (Borsano): Anche se oggi è chiuso, il Cinema Aurora è ancora un simbolo per molti abitanti della frazione di Borsano. «Ci ​​sono tante persone che ancora sperano nella sua riapertura», confessa Castelli. «È una sala che ha fatto la storia della frazione, e chissà, un giorno potrebbero riportarla in vita».
  • Sociale. Qui si svolgono anche concerti e rappresentazioni teatrali. È dedicata alla studiosa di teatro Delia Cajelli.
  • Fratello Sole, gestito dai Francescani è quello in cui Castelli ha un coinvolgimento diretto come curatore del cineforum. E si vede.
  • Ratti. Cinema storico di Legnano, fa parte del circuito d'essai.

Il cinema parrocchiale come luogo di resistenza culturale

Nel mezzo dell'epoca digitale, in cui Netflix ei multisala sembrano dominare il panorama dell'intrattenimento, la rinascita dei cinema parrocchiali a Busto Arsizio rappresenta, come lo chiama Castelli, «un atto di resistenza». «Il nostro pubblico è diverso», afferma. «Qui non si viene solo per vedere un film, ma per vivere un'esperienza condivisa. Le persone vogliono tornare a sentire le emozioni di una sala, a sentire la reazione degli altri, a parlare di ciò che hanno visto. Questo è il vero potere del cinema: unire le persone».

L'idea di cinema proposta da Castelli va oltre il semplice intrattenimento. Nei cinema parrocchiali di Busto Arsizio, il cinema è un pretesto per creare un legame, per costruire una comunità. «Quello che stiamo facendo», dice Castelli, «è creare uno spazio di riflessione, di scambio, di crescita collettiva. E questo, in un mondo sempre più individualista, è qualcosa di straordinario».



La scuola di cinema: formare i cineasti del futuro

Uno degli sviluppi più interessanti legati alla rinascita del cinema parrocchiali di Busto Arsizio è la nascita di una scuola di cinema, fortemente voluta per iniziativa di Castelli, che è anche tra i fondatori del Baff, Busto Arsizio Film Festival, una rassegna che di anno in anno anno guadagna consensi e partecipazione da tutta Italia, con una vetrina di registi e attori di primissimo piano. «Abbiamo capito che per garantire un futuro a questi cinema, dovevamo coinvolgere le nuove generazioni», spiega Castelli. La scuola, finanziata dalla Regione Lombardia, offre corsi postdiploma di regia, sceneggiatura, montaggio e recitazione. «Abbiamo circa 60 studenti iscritti», racconta Castelli, «e molti di loro hanno già iniziato a lavorare nel mondo del cinema. È una soddisfazione immensa vedere questi ragazzi crescere, imparare e diventare professionisti».

La scuola rappresenta un ponte tra passato e futuro, tra l'eredità del cinema parrocchiale e le nuove tecnologie. «Stiamo formando i cineasti del futuro», spiega Castelli. «Il cinema non è solo un'arte, è un modo per raccontare storie, per farci riflettere, per emozionarci. E finché ci saranno persone disposte a raccontare storie, il cinema non morirà mai».

Tra passato e futuro, un nuovo cinema

La rinascita dei cinema parrocchiali a Busto Arsizio è una storia di passione, determinazione e comunità. Grazie all'impegno di Paolo Castelli e del suo team di volontari, queste sale sono tornate a vivere, diventando nuovamente parte integrante della vita cittadina. E proprio come nel film Nuovo Cinema Paradisoche celebra il legame tra un piccolo paese e la sua sala cinematografica, anche a Busto Arsizio il cinema è tornato ad essere un punto di riferimento per tutti. «Ma qui, a differenza del film», conclude Castelli con un sorriso, «i baci non vengono più tagliati».

le foto di questo servizio sono di Paolo Stelluti.





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