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Il peso del rating e la domanda record da 200 miliardi di Btp


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Quello che so sui mercati finanziari e l'economia l'ho imparato lavorando per una delle principali Sim di Piazza Affari, le società che comprano e vendono i titoli in Borsa per i grandi investitori. L'ho portato con me quando sono diventato giornalista di Repubblica dove, tra le altre cose, mi sono occupato di inchieste e grandi scandali come quello di Parmalat, contribuendo a smascherare i suoi bilanci falsi. Ogni mercoledì parleremo di società quotate e no, di personaggi, istituzioni, di scandali e inchieste legate a questo mondo. Se volete scrivermi, la mia mail è w.galbiati@repubblica.it. Buona lettura

Walter Galbiati, vicedirettore di Repubblica

Ieri il Tesoro ha offerto in asta 13 miliardi di Btp e ha ricevuto richieste per 200 miliardi di euro. Bastano questi numeri da record per far capire come il momento sia favorevole per i titoli di Stato italiani e come gli investitori si siano buttati sul nostro debito senza pensarci due volte.

Il collocamento della lampada. Lunedì scorso il ministero ha affidato a sei giganti del mercato (Deutsche Bank, Goldman Sachs, Intesa Sanpaolo, JP Morgan, Morgan Stanley e Nomura) il compito di raccogliere 10 miliardi attraverso un Btp a 7 annicon scadenza a novembre 2031, e di riaprire il Btp a 30 anni con scadenza al primo ottobre 2054 per racimolare altri 3 miliardi di euro, offrendo una cedola annua del 4,3%.

Registro. Nel giro di poche ore gli ordini si sono subito materializzati e sono schizzati verso l'alto fino ad arrivare a 200 miliardi di euro. Si tratta della seconda migliore emissione duale di sempre in Europa, dietro soltanto a un doppio legame SICUROun programma di finanziamento europeo pensato per sostenere l'ingresso delle persone nel mondo del lavoro, che nel 2020 con due emissioni, una da 10 miliardi a 30 anni e un'altra da 7 miliardi a 40 anni, aveva registrato richieste per 233 miliardi di euro.

Meno interessi per lo Stato. Il primo effetto di questa forte richiesta è stato il risparmio per il governo italiano in termini di interessi. I titoli a sette anni sono stati prezzati con uno spread di sette punti base rispetto a titoli presi come riferimento e con la stessa durata (il Btp luglio 2031), ovvero con un rendimento per i risparmiatori del 3,2%.

Il debito a 30 anni è stato fissato con un premio di nove punti base sul Btp ottobre 2053, per un costo annuale per lo Stato del 4,279%due valori inferiori a quanto preventivato e che senza una così forte domanda sarebbero stati sicuramente più alti.

L'emissione di settembre. Anche a settembre scorso quando il governo italiano aveva offerto sul mercato un bond sempre trentennale da 8 miliardi con scadenza al 2054 le richieste erano state enormi, pari a 130 miliardi per due motivi 1) perché arrivava poco prima del taglio dei tassi di interesse della Bce e chi lo sottoscriveva cristallizzava così i vecchi rendimenti; 2) perché già allora il giudizio sul debito italiano epoca positivocome testimonia la curva dello diffusioneil differenziale tra il titolo italiano a dieci anni e l'equivalente tedesco, in calo da inizio anno.

La parabola dello spread. Da gennaio a oggi lo diffondere italiano è sceso del 22% e se si va indietro di 365 giorni il calo è addirittura del 36%tanto che ieri si è attestato poco sopra i 120 puntivalori che ci riportano ai tempi del governo Draghi. Quando si è insediata Giorgia Meloni a fine ottobre 2022, lo spread aleggiava sopra i 220 punti.

La benedizione delle agenzie di rating. Oltre al calore dello spread, la componente che oggi ha più inciso sulla fortuna di queste due emissioni sono i giudizi delle agenzie di rating, S&P e Fitch: il 18 ottobre la prima ha confermato il giudizio (BBB) ​​e l'outlook (stabile) sui titoli di Stato italiani, mentre la seconda non solo ha ribadito il rating (BBB), ma ha migliorato la prospettiva portandolo da stabile a positivo.

Il tempismo del Mef. Il Tesoro ha giocato benissimo le sue carte, perché ha colto la palla al balzo: il collocamento non era atteso dagli investitori, ma il Mef vedendo sul mercato secondario la forte richiesta per i titoli a 30 anni ha deciso di riaprire il trentennale già esistente da 3 miliardi e con l'occasione è stato lanciato un nuovo collocamento a 7 anni che era invece atteso per metà novembre.

Doppio beneficio. La risposta degli investitori non è mancata e il governo, oltre ad essere portato a casa la provvistaah anche evitato la volatilità che avrebbe potuto manifestarsi sui mercati da qui a fine anno viste le continue tensioni internazionali.

Chi ha comprato. A sottoscrivere i titoli sono stati per tre quarti gli investitori straniericonfermando l'appetito estero per i bond italiani, sempre meno acquistati dalla Bce, dalla Banca d'Italia e dalle banche nostrane. Da inizio anno lo stock di debito in mano agli istituzionali esteri è passato da 793,7 a 867,8 miliardi di euro, mentre la banca centrale italiana è scesa da 695,5 a 676,7 miliardi.

E non è finita. Secondo gli analisti della banca statunitense Citic'è ancora spazio perché la quota degli investitori può ancora aumentare: ora è infatti intorno al 20% del debito e si colloca ai minimi da 25 anniil che implica un ampio potenziale di crescita.

Btp contro Avena. Del resto, i Btp si stanno dimostrando una valida e liquida alternativa ai titoli Oat francesi, senza le preoccupazioni politiche che affliggono la Francia. Nonostante un punto di partenza simile, le traiettorie fiscali dell'Italia sembrano migliori, perché il nostro Paese si è impegnato a uscire dalla procedura europea per il disavanzo eccessivo nei due annila Francia in cinque.

E in questo scenario, la spinta delle agenzie di rating ha incoraggiato gli investitori a comprare un uomo basso i Btp. Ora, vista l'approvazione del mercato, sta al governo scegliere se intraprendere davvero la ristrutturazione del debito o limitarsi all'ordinario.



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