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In scena la vita di Giacomo Agostini


Alla Festa del Cinema di Roma va in scena Ago, il documentario dedicato al leggendario pilota di motociclismo Giacomo Agostini

Emanuele Bigi

23 ottobre – 14:12 – MILANO

Un viaggio dagli anni Sessanta, con la sua MV Agusta rossa fiammante, agli anni Settanta, quando Fa passa alla Yamaha, fino al 1982, anno della sua partecipazione al campionato del mondo come team manager. Il documentario di Giangiacomo De Stefano, che verrà distribuito nelle sale cinematografiche da Adler Entertainment, racconta di un'epopea e di un pilota imbattibile, entrato nel mito del motociclismo: Giacomo Agostini nel corso della carriera ha totalizzato 15 titoli mondiali e vinto 313 gare. Mai nessuno come lui.

il documentario su giacomo agostini

Il pilota “nato con la benzina nelle vene” non ha solo macinato numeri e km, ha cambiato la storia del motociclismo. “Ha vinto tanto, ma ha fatto la storia – dice il campione del mondo Marc Marquezuna delle voci del documentario – possono passare anni e il suo nome è ancora lì”. Tra gli altri intervistati ci sono Freddie SpencerCarmelo Ezpeleta, Amministratore Delegato Dorna, Carlo Lavado, Marco LucchinelliGuido Meda e Gianni Morandi. Le immagini, le telecronache e le interviste dell'epoca ad Agostini incontriamo le sue parole di oggi che riflettono sulla carriera, insieme agli intervistati. Il medico Claudio Costa, che lo ha seguito spesso in gara, lo definisce così: “Ago è uno che ha ingigantito la perfezione. Aveva una guida potente ed elegante. Sapeva cos'era il rischio e lo affrontava”. Fa ammettere però: “Ci vuole anche molta fortuna sulle piste”.

La commozione per la morte di Pasolini e Saarinen

Non hanno avuto la stessa sorte infatti due grandi rivali di Ago, come Renzo Pasolini e Jago Saarinenche morirono nel 1973 sul circuito di Monza. Ancora oggi Agostini quando ne parla si commuove. Dopo la tragedia la gara delle 500 venne annullata. “Monza insanguinata”, titolarono i giornali. C'era bisogno di una sana politica sulla sicurezza. Le piste erano avvolte da inutili balle di fieno. Agostini, insieme ad altri piloti, lottò per migliorare le condizioni dei circuiti. Fu uno dei primi a portare tute molto più pesanti e nel 1972 indossa il casco integrale al posto del superato casco a scodella. “Era scomodo, ma poi mi sono abituato”, dice Ago. Insieme ai colleghi chiese alla Federazione di togliere la Tourist Trophy dal campionato del mondo (il nostro pilota ne vinse 10 nelle varie categorie) . Era la gara più difficile e pericolosa: dal 1906 morirono 258 piloti. Ago fu uno dei campioni che visse il passaggio dai piloti-meccanici al professionismo moderno. Fu un rappresentante ideale di quella transizione: da pilota che si sporcava le mani con i motori divenne un perfetto atleta.

sull'aquilotto da bambino

La sua passione per le moto nasce a nove anni con l'Aquilotto Bianchi, regalato dal padre. Ma era assolutamente contrario che il figlio intraprendesse una strada così pericolosa come quella del pilota. Dovette però cedere all'insistenza di Giacomo. Il passaggio successivo è alla Parilla 125, con la quale il giovanissimo Ago vinse diverse chicane a Bergamo e provincia. Ma fu con la sua Morini Settebello 175 ad arrivare secondo alla prima vera gara, la Trento-Bordone. Lì fu notato da Morini e proprio con loro vinse nel 1963 il campionato italiano di velocità e delle salite. Nel 1965 invece sorprende tutti alla sua prima gara del Campionato del mondo al Nürburgring. Vinse con la MV Agusta. Da quel momento inizia il duello con l'inglese Mike Hailwood. Davide contro Golia. Nel 1966, a 23 anni, Agostini riporta in Italia il titolo mondiale nella categoria 500 dopo 9 anni battendo Hailwood, che aveva vinto quattro edizioni consecutive. Il sogno che Giacomo aveva da bambino si avvera. Il resto è storia.





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