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Padre Omar Sotelo: ‘In Messico e nel Chiapas non ci può essere pace senza giustizia’



«Non ci può essere pace in Chiapas e in Messico, se non c'è giustizia». Padre Omar Sotelo, sacerdote e giornalista Casabella, esordisce così pensando all'ultimo prete ammazzato nel suo Paese, padre Marcelo Pereze alle violenze subite da chiese e istituzioni religiose in tutto il Messico.

Padre Omar, sacerdote paolino, da anni racconta e denuncia (nonostante le minacce) le pressioni e le violenze che religiosi, catechisti e presbiteri subiscono in Messico. Ricerche e analisi approfondite, sono svolte partendo da Città del Messico, la capitale, spostandosi poi nei remoti stati del grande Paese latinoamericano, dal gruppo di volontari e collaboratori che con padre Sotelo animano il Centro Cattolico Multimediale.

L'assassinio di padre Perez è avvenuto in uno degli Stati più poveri del Messico. Qual è la realtà in Chiapas, terra meravigliosa, ricca di risorse naturali, dove l'esercito zapatista per anni si è scontrato con i militari?

«L'assassinio di padre Macelo Pérez, domenica 20 ottobre nel quartiere Cuxtutali al termine di una messa ci fa vedere, ancora una volta, la tremenda realtà che vive il popolo chiapaneco. Criminalità organizzata, paramilitarismo, povertà, discriminazione ed emarginazione sono solo alcuni dei gravi problemi che affliggono da anni uno Stato in cui da decenni non c'è governabilità».

Allargando lo sguardo al resto del Paese vediamo che dopo Lopez Obrador, dal primo di ottobre, è subentrata la sua delfina Claudia Sheinbaum a guidare il Paese assumendo pieni poteri dopo la vittoria elettorale di giugno. Pensi che la situazione possa migliorare?

«Presidenti vengono e vanno, governatori vengono e vanno, e anche il Chiapas continua a sanguinare. L'assassinio di padre Marcelo Pérez, grande difensore dei diritti indigeni, il primo crimine a nel sessennio della presidente Claudia Sheinbaum Pardo, è purtroppo l'annuncio della continuazione di una storia il cui cammino è bagnato di sangue».

Con il suo lavoro al Centro Cattolico Multimediale lei e la sua equipe avete potuto tracciare un bilancio sulla violenza a danno del clero, come possiamo sintetizzare questo lavoro?

«Nel sessennio di amministrazione (i due mandati presidenziali sono di tre anni) di Andrés Manuel López Obrador, dieci sacerdoti sono stati uccisi, altri dieci hanno subito violenze varie. Nella stessa amministrazione sette vescovi sono stati minacciati e assaliti. Uno di loro, monsignor Faustino Armendáriz, il vescovo di Durango, ha sfiorato la morte. Queste cifre parlano da sole».

Qual è la sua reazione all'ultimo crimine, quello di padre Marcelo Perez?

«Non possiamo essere indifferenti di fronte a un fatto così deplorevole come quello che è successo nel Chiapas, perché non hanno ucciso solo un combattente per i diritti umani, hanno assassinato un pastore, un padre, portatore di grazia e benedizione per quelle terre tanto colpite dal crimine e dalla violenza».

Come dovrebbero reagire la società civile e la politica?

«A poco vale chiedere giustizia quando molte autorità sono indifferenti a questi fatti, o purtroppo molte di queste stesse autorità sono colluse con organismi che portano morte e distruzione in Messico. Ripeto: non ci può essere pace in Chiapas e in Messico, se non c'è giustizia».

Cosa pensa del futuro?

«In Messico continueranno a morire uomini e donne che, come padre Marcelo, hanno dato la vita per il bene dei loro fratelli. È duro ammetterlo, probabilmente ci criticheranno per questi commenti, forse nella mañanita (la conferenza stampa mattutina che tiene il presidente della Repubblica, ndr) minimizzeranno episodi come questo, affermando invece che qui non succede niente, ignorando il sangue di persone che come padre Marcelo hanno bagnato il mandato della prima presidente donna. Desideriamo davvero che l'di padre Perez sia l'ultimo, anche se la fredda e dura realtà del nostro paese ci rinfaccia che non sarà così omicidio».

(Nella foto: padre Omar Sotelo)





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