Economia Finanza

Inchino a Putin, Guterres in difesa. “Qui per invocare una pace giusta”




Un'immagine vale più di mille parole. Il saluto ossequioso del segretario generale dell'Onu Antonio Guterres al presidente russo Vladimir Putin ha suscitato le proteste dell'Ucraina e di parte dell'Occidente, ironia della sorte nella Giornata internazionale delle Nazioni Unite. «Guterres ha declinato l'invito dell'Ucraina al primo summit mondiale di pace in Svizzera, ma ha accettato l'invito a Kazan di un criminale di guerra», fa notare stizzito il ministro degli Esteri Sybiha. La stretta di mano è avvenuta durante i lavori dei Brics, l'organizzazione economica dei Paesi emergenti, che ieri si è conclusa a Kazan. Il segretario del Palazzo di vetro si è giustificato spiegando di essere volato in Russia per «invocare una pace giusta».

Il leader del Cremlino, che sta subendo le pressioni di Xi Jinping per l'apertura di un tavolo negoziale (al quale si associa anche il brasiliano Lula), è tornato invece a mostrare i muscoli, sostenendo che «l'Occidente si illude se in Ucraina pensa di sconfiggerci militarmente. Siamo comunque pronti a prendere in considerazione qualsiasi opzione per accordi di pace, ma sulla base dell'andamento di una guerra che stiamo vincendo e dopo nuove elezioni in Ucraina. L'abbiamo fatto sapere a Zelensky tramite la Turchia». E aggiunge, «il nostro Pil è cresciuto del 4% nonostante le sanzioni», poi commenta le imminenti elezioni in Usa dicendo di credere «al desiderio di Trump di risolvere il conflitto». Gli risponde a distanza Zelensky: «Non vincerà mai chi distrugge e deporta», negando che sette Paesi Nato si starebbero opponendosi all'invito immediato dell'Ucraina. Per lo zar di Mosca l'apertura dell'Alleanza «viola le norme di sicurezza internazionali», persino Parigi teme un'escalation con l'Ucraina nella Nato e dalla Germania Scholz nega a Zelensky la fornitura di missili Taurus.

La situazione di campo non sorride a Kiev che nell'ultima settimana ha perso terreno su tutti i fronti. Le truppe russe hanno raggiunto il fiume Oskol a Sud di Kupyansk, tagliando in due i battaglioni ucraini, si sono posizionate nel Donbass a due passi dalla città di Chasiv Yar, raggiunto la periferia occidentale di Toretsk, spazzato il nemico tra Selidovo e Donetsk, invaso l'area meridionale di Kurakhove, e respinto fino a Sudzha (e circondati) 2mila soldati entrati ad agosto nel Kursk. Senza dimenticare che da due giorni continuano a bombardare la regione di Zaporizhzhia. L'avanzata russa si consolida anche per il sostegno delle truppe nordcoreane. Sono circa 3mila i militari di Pyongyang al servizio di Putin, con la previsione di 10mila entro dicembre, notizia che sta generando profondo allarme anche nell'Ue. Ieri mattina il Parlamento russo ha ratificato il Trattato di partenariato strategico globale con la Corea del Nord.

Il vice ministro degli Esteri di Mosca, Andrei Rudenko, ha sottolineato che l'intesa si è resa necessaria per «le crescenti minacce regionali e globali dall'Occidente guidato dagli Usa». Putin ha chiesto più uomini possibili all'alleato Kim Jong-un per liberare il Kursk entro la fine dell'anno e negare a Zelensky qualsiasi vantaggio nel caso si arrivasse a negoziare in tempi rapidi.



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