La carica dei 200 parroci
Domande, riflessioni, esperienze concrete. Gli oltre 200 parroci che si incontreranno a Roma dal 29 al 2 maggio sul tema “Parroci per il Sinodo” sono chiamati a confrontarsi su alcune delle domande fondamentali dell'essere Chiesa prima di incontrarsi, il 2 maggio, con il Papa.
«Quali esperienze di Chiesa sinodale ho potuto fare nel mio ministero di parroco? Quali sono stati felici e quali meno? Quale comprensione della sinodalità ho potuto maturare attraverso di esse?», si chiederanno nei quattro giorni di lavoro organizzati congiuntamente dalla Segreteria Generale del Sinodo e dai Dicasteri per il Clero, quello per le Chiese Orientali e quello per l'Evangelizzazione (Prima Sezione per la Prima Evangelizzazione e le Nuove Chiese Particolari).
La riflessione partirà dalla relazione di sintesi dello scorso incontro di ottobre. In particolare sul volto della Chiesa missionaria che «comporta il riunirsi in assemblea ai diversi livelli della vita ecclesiale, l'ascolto reciproco, il dialogo, il discernimento comunitario, la creazione del consenso come espressione del rendersi presente di Cristo vivo nello Spirito e l' assunzione di una decisione in una corresponsabilità differenziata» in modo da far emergere «le molte espressioni della vita sinodale in contesti culturali in cui le persone sono abituate a camminare insieme come comunità».
E dopo aver tratteggiato Il volto di una Chiesa missionaria, come recita il titolo della prima giornata, i parroci rifletteranno sul fatto che “Tutti sono discepoli, tutti missionari”. E, dunque, sono chiamati a interrogarsi su quanto siano riusciti a far partecipare alla vita della Chiesa e alla costruzione della comunità i diversi carismi, vocazioni, ministeri. «Quali intuizioni e quali interrogativi hanno suscitato in me?», chiedono i sacerdoti. «Nel mio contesto di provenienza, quali esperienze significative abbiamo maturato per quanto riguarda il contributo delle comunità parrocchiali alla vita e alla missione della Chiesa locale (diocesi o eparchia) a cui appartengono? Che cosa ci hanno insegnato?». In particolare, si sottolinea che «laici e laiche, consacrate e consacrati, e ministri ordinati hanno pari dignità. Hanno ricevuto carismi e vocazioni diversi ed esercitano ruoli e funzioni differenti, tutti chiamati e nutriti dallo Spirito Santo per formare un solo corpo in Cristo. Tutti discepoli, tutti missionari, nella vitalità fraterna di comunità locali che sperimentano la dolce e confortante gioia di evangelizzare. L'esercizio della corresponsabilità è essenziale per la sinodalità ed è necessario a tutti i livelli della Chiesa. Ogni cristiano è una missione in questo mondo».
Infine, nell'ultima giornata, dedicata a Tessere legami, costruire comunità, i partecipanti all'incontro sono chiamati a interrogarsi su quali esperienze di «dinamiche di discernimento ecclesiale» si sono fatte. Quali hanno funzionato e quali no, quale insegnamento se ne è tratto considerando che «in quanto membri del Popolo fedele di Dio, tutti i battezzati sono corresponsabili della missione, ciascuno secondo la sua vocazione, con la sua esperienza e competenza; Pertanto, tutti contribuiscono a immaginare e decidere passi di riforma delle comunità cristiane e della Chiesa tutta, così che essa viva “la dolce e confortante gioia di evangelizzare”. La sinodalità, nella composizione e nel funzionamento degli organismi in cui prende corpo, ha come finalità la missione. La corresponsabilità è per la missione: questo attestato che si è davvero riuniti nel nome di Gesù, questo affranca gli organismi di partecipazione da involuzioni burocratiche e da logiche mondane di potere, questo rende fruttuoso il riunirsi».